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Argomenti
Nudismo e Satanismo
Origini della magia e della stregoneria
Il Naturismo Nudismo, con la sua reazione ai tabù imposti da leggi repressive e oscurantiste, è la dimostrazione più evidente del bisogno che ha l’uomo di vivere secondo una morale basata sul buon senso e la ragione. Proponendo una dottrina che permette di godere nella maniera più pacifica dei benefici della Natura nei limiti di un “ragionevole benessere” (Epicuro), rappresenta l’equilibrio laico che libera gli uomini dell’odio generato dal conflitto dei due eterni antagonisti, il bene e il male, rappresentati, il primo, da un Dio repressivo e castigatore quale quello dei cristiani, e il secondo da Satana, Dio permissivo e licenzioso. Due estremismi che, ponendo il corpo come oggetto del loro contrasto (l’uno lo umilia e lo castiga ritenendolo un ostacolo al raggiungimento della perfezione spirituale e l’altro lo esalta come unica sorgente di piacere), non possono recare che dolore, regresso e angoscia.
Il cristianesimo e il satanismo in realtà, non sono che una realizzazione pacchiana del dualismo cosmico zaratustriano che determinò quella lotta tra la luce e le tenebre che la Chiesa cattolica continua ancora a sostenere nella forma più primitiva attraverso rituali di magia che vedono i suoi preti-stregoni impegnati, in una comica di segni tracciati in aria e spruzzi d’acqua benedetta, a operare esorcismi e a gettare anatemi contro i loro antagonisti, gli angeli delle tenebre, i quali a loro volta reagiscono contro di essi con cerimoniali carichi di insulti e di bestemmie.Le cerimonie sataniche, chiamate Messe Nere, non sono che una rivolta della Natura contro un Dio che, impedendo di godere dei piaceri che lui stesso ha creato, dimostra di essere cattivo, cinico e incoerente.
Se i satanisti celebrano i propri riti ad imitazione di quelli cristiani lo fanno per darsi la possibilità di esprimere tutto l’odio e il rancore che provano verso tutto ciò che è alla base di una religione la cui morale, basandosi sulla repressione dei sensi, considerano nemica dell’uomo e quindi meritevole di profanazione e di disprezzo; sputano sulle ostie, profanano con gli atti più osceni le immagini dei santi e della Madonna, orinano nel calice, bruciano ciabatte e sterco al posto dell’incenso, eseguono canti mortuari per stimolare la libidine e usano il crocefisso come mezzo di masturbazione vaginale come risulta dai relatori che erano presenti a queste orge collettive che, anche se può apparire incredibile, si realizzavano per lo più dentro le chiese e nei monasteri.
Culto dei Misteri e Messe Bianche
Le Messe, sia bianche che nere, non sono che la ripetizione di quei riti “magici” che venivano praticati nei “Culti dei Misteri” pagani affinché tutti i presenti potessero partecipare attraverso una comunione di sensi all’orgia collettiva finale: Baccanali. ( FAVOLA DI CRISTO )- sito web: www.luigicascioli.it)
Dalla confessione di un satanista: “Ai canti e ai suoni preparatori che accompagnano le danze eseguite da fanciulle semivelate davanti all’altare di Satana, i presenti procedono nella consumazione di un pasto che in un crescendo di esaltazione sessuale termina dando inizio a una cerimonia nella quale la nudità dei corpi è da considersi regola base. Gli atti osceni e i turpiloqui contro Dio e tutto ciò che a lui si riferisce, rappresentano per i presenti, oltre che la ribellione contro la repressione di una morale degenerata, la liberazione di ogni eventuale ipocrita ritegno che potrebbe rappresentare un impedimento alla piena partecipazione dell’orgasmo generale, quell’orgasmo che, appagando nella maniera più completa tutti i desideri, anhe i più incosci, lascia i partecipanti in uno stato di tale rappacificazione e di serenità da portarli ad amare anche coloro che fino a pochi minuti prima erano stati oggetto di odio e di rancore.
Che l’orgasmo generi una catarsi ce lo conferma nella manera più esplicita Sant’Angela da Foligno che nella sua biografia, dopo aver dichiarato di arrivare a possedere Gesù, nelle sue estasi, “ non nella maniera come s’intende spirituale attraverso il pensiero, ma in un modo così tangibile da sentire la partecipazione del corpo nella maniera più reale”, così si esprime a proposito della serenità e della quietudine che provava dopo gli orgasmi: <<Durante le estasi era come se fossi posseduta da uno strumento che mi penetrava e si ritirava strappandomi la carne...venivo riempita d’amore e saziata di una pienezza inestimabile e le mie membra si frantumavano e si rompevano di desiderio mentre io languivo, languivo, languivo... Quando poi rinvenivo da questi rapimenti d’amore mi sentivo così leggera e appagata da voler bene anche ai demoni>>.
Essendo lo scopo di tutte le cerimonie religiose quello di unire i partecipanti in una comunione dei sensi, anche le Messe Bianche celebrate dai cristiani tra canti, suoni, profumi d’incenso e luccichii di pianete argentate e riflessi dorati di calici e patene, terminano in un’orgia collettiva di sensi che di spirituale ha soltanto l’apparenza.
Pur partecipando tutti i presenti a questa eccitazione mistico-sessuale, coloro che maggiormente ne vengono coinvolti, oltre il clero che da essa trae in più del nutrimento anche la giustificazione per la propria depravazione, sono tutti quei repressi sessuali, quali gli eunuchi, le zitelle, le vedove e gli omosessuali soprattutto latenti, che cercano l’appagamento delle loro voglie segrete respirando la magia liturgica che aleggia nell’aria durante le cerimonie come i vapori di una droga.
La differenza tra le Messe Nere e le Messe Bianche sta nel fatto che, mentre le prime terminano con una totale serenità dei sensi, le seconde, lasciando i loro seguaci soltanto in uno stato di apparente appagamento, non fanno che accrescere il desiderio sessuale e le nevrosi originate dalla repressione, quelle nevrosi che sfociano poi nei dialoghi più pornografici dei confessionali, nella pedofilia dei preti, nei priapismi (erezioni del membro) che s’invigoriscono all’ombra dei santuari dopo una giornata di cerimoniali e di preghiere (leggere le testimonianze dei proprietari degli alberghi di Lourdes), e soprattutto in quelle estasi nelle quali i Santi vivono dei veri e propri orgasmi isterici accoppiandosi con la Madonna o con Gesù, secondo il proprio sesso.
Tutto questo per dimostrare quanto il cristianesimo sia, con le sue repressioni, all’origine delle maggiori immoralità e perversioni. Le Messe Bianche e le Messe Nere, figlie dirette di quell’oscurantismo su cui la Chiesa basa la propria impostura, non sono che le facce di un medesima moneta il cui conio rappresenta in entrambe, per quanto le si voglia metterle in contrasto, la rivolta della Natura contro un Dio repressivo, cinico e incoerente.
-LA FAVOLA DI CRISTO- (www.luigicascioli.it ).
Origine del satanismo
La magia, nata in Egitto come arte capace di dominare le forze occulte della Natura attraverso oggetti a cui si attribuivano proprietà soprannaturali, subì una sostanziale evoluzione da parte dei popoli arabi allorché costoro, usando le reazioni dei minerali per ottenere risultati pratici nel campo della ricerca, la trasformarono in una vera e propria scienza che chiamarono Al-kimia (alchimia), dove “Al” stava ad indicare il “quid” che si doveva scoprire per ottenere il risultato desiderato e “kimia” l’insieme del lavoro che veniva fatto per eseguire la ricerca. L’alchimia fu introdotta in Europa tra il VII e VIII secolo da quegli gnostici che, avendo fallito nella ricerca di Dio sul piano filosofico, pensarono di arrivare a lui attraverso la manipolazione della materia. Il concetto su cui si basarono fu il seguente: come ci sono dei processi chimici capaci di liberare i minerali delle loro impurità, altrettanto deve esserci in natura un procedimento capace di ridare all’uomo lo stato di purezza in cui era prima che Adamo commettesse il peccato originale.
Associato così lo spirito alla materia, partendo dal presupposto che il segreto che avrebbe riportato l’uomo alla primitiva integrità non poteva trovarsi che nella sostanza capace di dare il massimo della purezza, si misero a cercare il “quid” (Al) che avrebbe permesso di trasformare i minerali più volgari nel più nobile dei metalli, cioè l’oro, attraverso distillazioni, sublimazioni e cristallizzazioni che ottenevano mescolando acetati, solfati e acidi d’ogni sorta e soprattutto quell’acqua reggia (raggia) che, essendo il solo elemento capace d’intaccare l’oro, assunse un ruolo di preminenza in questa ricerca di Dio.
Poiché la sostanza ricercata doveva avere, quale purificatrice dell’anima, oltre a un potere chimico anche un valore teologico, fu chiamata “Filosofale” (Pietra filosofale).
La convinzione che portò gli alchimisti gnostici a sostenere che attraverso procedimenti chimici si potesse trovare un’essenza (quid) che avrebbe potuto agire sullo spirito, cosa che può soltanto far ridere chi segue la ragione e il buon senso, trovò giustificazione in quel “Logos” (Gesù) che, facendosi carne, aveva realizzato l’unione, cioè la fusione, tra il mondo divino trascendentale e quello umano fatto di materia corruttibile... (Fu da questa analogia posta tra la pietra filosofale e la persona di Gesù che la Chiesa trasse il pretesto, allorché nel XV sec. si rese conto che essa era motivo di contestazioni teologiche, per perseguitare gli alchimisti come eretici da condannarsi al rogo).
Come conseguenza, l’alchimia, perso quel valore che gli arabi le avevano dato elevandola a una scienza esatta basata sulla ricerca e la ragione, acquisendo un carattere teologico, si ritrovò di nuovo declassata nel mondo della magia, una magia religiosa che, per quella convenzione che vuole che il bianco sia il colore che simboleggia il bene, fu chiamata, dagli stessi farneticanti mistici che l’avevano ideata, “Magia Bianca”.
Nella certezza che una magia così complessa ed elaborata non poteva essere compresa e quindi seguita dalle masse di cui avevano bisogno per imporla come dottrina religiosa, per non ripetere lo stesso errore che avevano già commesso gli gnostici nel II secolo che si erano ritrovati isolati per l’astrusità dei loro ragionamenti, questi filosofi alchimisti decisero di associarla alle pratiche popolari che facevano uso di minerali, erbe e radici per curare le malattie e alleviare i dolori, come fecero, per spiegarci meglio, quei maestri della cucina lombarda che, per rendere accessibile al popolo il risotto alla milanese, ricorsero allo zafferano per sostituire la polvere d’oro che veniva usata dai ceti facoltosi secondo la ricetta originale.
Giovane stega e dragone - Hans Baldung
Ma come conferire un’idea di purificazione dell’anima, cioè un concetto religioso a medicamenti che venivano ricavati da minerali, erbe e radici? Ebbene, l’ostacolo fu superato ricorrendo all’eterno principio usato da tutte le credenze del mondo che hanno sempre avuto bisogno di costruirsi come antitesi un mondo infernale da combattere per potersi arrogare il ruolo di detentrici di salvezza.
Se la loro era una “magia bianca” perché aveva come scopo quello di fare del bene, chi altri poteva essere il loro avversario se non una “magia nera” che avrebbe usato le erbe e i minerali per fare infusi malefici apportatori di dolore e di morte? Se loro, quali praticanti la “Magia Bianca” erano i figli di Dio, chi altri potevano essere i loro nemici se non i figli del demonio? E su questo presupposto basato sull’eterno dualismo del male e del bene, trasferiti nelle erbe e negli infusi i concetti della salvezza o della dannazione secondo l’uso che se ne faceva, si cominciò a fomentare l’odio contro degli immaginari artefici di malefici che, per dare loro un aspetto di ripugnante magrezza, furono chiamati streghe e stregoni (da strigosus = rinsecchito). Una ripugnante magrezza che però fu cambiata in seguito alle donne quando, per sostenere che esse erano le amanti del Demonio, venne deciso di raffigurarle avvenenti e tentatrici. (Mettere le due foto: l’una magra dall’enciclopedia e l’altra avvenente che già ho e due foto riproducenti gli alchimisti buoni e quelli cattivi, stregoni).
La Chiesa, compreso che da questa situazione di antagonismo tra il bene e il male voluta dagli alchimisti avrebbe potuto trarre giovamento per imporre definitivamente il Cristianesimo, la cui dottrina veniva ancora contrastata dalle credenze pagane, fatto proprio il programma degli alchimisti, prese a perseguitare tutti coloro che si rifiutavano di accettare i suoi dettami accusandoli di praticare la magia nera.
Cominciò così, con i primi editti di condanna che uscirono nel IX secolo, nella maniera più inventata, quella caccia alle streghe che, con i suoi roghi, impiccagioni e tagli di teste, permise alla Chiesa di imporre l’immoralità della sua dottrina facendo ricorso al terrore, un terrore che durò per oltre ottocento anni (l’ultimo rogo fu acceso a Poznen - Germania- nel 1793).
Abiura di Galilei
Le prime vittime, anche se colpite soltanto da scomunica, furono i Valdesi che vennero accusati di praticare la stregoneria quali seguaci di Satana (Concilio di Verona 1184) soltanto perché predicavano la povertà di Cristo in opposizione all’avidità del clero. Le persecuzioni vere e proprie ebbero inizio nel 1300 allorché la Chiesa cominciò a servirsi della stregoneria per eliminare gli eretici, cioè quei contestatori che si opponevano alla sua corruzione, alla sua ignoranza e ai suoi assurdi teologici tra i quali quello riguardante la trinità di Dio. Giordano Bruno, condannato a morte sotto l’accusa di praticare la magia, può essere portato come un esempio tra i più evidenti.
La stregoneria, nata da un’invenzione degli alchimisti e sfruttata poi dalla Chiesa come mezzo per imporre la sua egemonia attraverso l’orrore delle condanne a morte precedute dalle più disumane torture, divenne una tale realtà da essere creduta e seguita nei suoi riti magici da gran parte dello stesso clero e delle classi privilegiate che insieme presero a frequentarla celebrando quelle Messe Nere e quei “Saba” che, secondo documenti del tempo, terminavano in orge tra le più oscene.
Credere che la stregoneria e la magia nera siano state praticate dalle classi povere, significa ignorare la verità. Il popolo, nella realtà dei fatti, terrorizzato com’era dalle persecuzioni, serviva alla Chiesa soltanto per fornire quelle vittime innocenti che, nella realtà dei fatti, costrette a confessare sotto tortura colpe mai commesse, avevano il solo scopo di fornire con i loro pubblici sacrifici i presupposti necessari per sostenere l’esistenza di un demonio dal quale la massa doveva guardarsi se non voleva essere accusata di essere nemica di Dio. Si dovevano fornire streghe per alimentare i roghi nelle piazze? Si dovevano eliminare i contestatori dei dogmi e della corruzione ecclesiastica? Ebbene, nulla di più facile per raggiungere tali scopi: bastava una lettera anonima, magari inviata dalla stesso clero, o la delazione di un ignoto, per instaurare un processo contro l’eretico e contro il praticante di quella magia nera la cui esistenza era indispensabile alla Chiesa per imporre la propria magia bianca i cui riti, a perfetta imitazione dei cerimoniali pagani, si basavano, come ancora tutt’oggi, sull’acqua santa, sull’olio benedetto, sul pane della salvezza eterna, su segni tracciati in aria, su nuvolette d’incenso e anatemi contro Satana “et aliosques spiritos malignos...”
E così, intanto che nell’interno delle chiese i preti facevano volare nelle loro omelie le streghe con le scope e fuori bruciavano i roghi, il clero e la nobiltà organizzavano i loro “Saba” e recitavano le loro “Messe Nere” con omicidi di neonati il cui numero, come vedremo dai rapporti di polizia, risulterà così grande da lasciarci turbati.
La prostituzione organizzata dal clero, l’attività sessuale nei conventi, sia maschili che femminili, i concubinaggi praticati dai preti senza il minimo ritegno e gl’incesti fecero di Roma, centro del cristianesimo, la capitale dei bastardi. - LA FAVOLA DI CRISTO - ( www.luigicascioli.it ).
Orge e stregoneria nel clero
Perché il clero potesse seguire nella massima libertà la turpitudine e il vizio, eleggeva i vescovi e i papi tra i prelati più corrotti. Quei pochi che si opponevano alla sua immoralità venivano insultati, denigrati o addirittura assassinati con tisane o ostie avvelenate.La dissolutezza si era così radicata nella Chiesa da ritenere che fosse cosa normale e lecita usare il sesso come fonte di guadagno. A centinaia furono i conventi che, dietro il pretesto di avere reliquie contro la sterilità, ricavarono dei grossi benefici pecuniari usando i loro attributi sessuali come mezzo di commercio con le donne che accorrevano per ricevere la grazia.
Gli ordini religiosi che più s’impegnarono nei miracoli della fecondazione furono i francescani e i carmelitani che, dopo aver separato i maschi dalle femmine, cioè i mariti dalle mogli, per quei principi che sono imposti dalla morale cristiana, si portavano le donne nelle loro celle facendole passare attraverso porte segrete e cunicoli che continuarono ad essere usati fino al XVIII secolo nonostante che il concilio di Parigi del 1212 ne avesse ordinato la chiusura.
Come erano sessualmente attivi nelle loro celle, questi frati, altrettanto lo erano fuori allorché lasciavano i conventi per recarsi nei contadi come predicatori o come questuanti. Le cronache del tempo riferiscono che il loro valore di amatori aveva acquisito un così alto prestigio che le donne speravano al caso fortunato che le mettesse sul loro cammino.
Secondo la psicologia moderna, tra le cause che portavano questi frati alla continua ricerca dello sfogo sessuale, oltre ai più ovvii, quali quelli dipendenti dal continuo esercizio e dalla mancanza di pensieri, c’era quello derivante da un continuo prurito causato dalla grande sporcizia che ricopriva i loro corpi.
Il motivo per cui i Francescani e i Carmelitani si distinsero su gli altri ordini nell’attività sessuale dipese soprattutto dall’eccessiva severità delle loro regole che consideravano peccato anche il solo toccarsi il corpo per grattarsi. Che il proibizionismo sia stato all’origine della loro avidità sessuale, ci viene provato dal fatto che, nonostante la grande facilità che avevano di fottere donne di tutte le età e di ogni ceto, praticavano comunque e senza alcun ritegno anche l’omosessualità. La pederastia era imposta con tanta naturalezza sui novizi da parte degli anziani che, quando questi si allontanavano dal proprio convento, si portavano sempre dietro uno di essi.
Tra le tante leggi che furono emanate dai concili per porre termine all’omosessualità nei monasteri, sia maschili che femminili, vanno ricordate quelle che proibivano di dormire nello stesso letto e imponevano la presenza di sorveglianti notturni nei dormitori.
Secondo un programma già stabilito, ogni volta che si istituiva un convento di suore se ne costruivano immancabilmente accanto uno, due o anche tre di frati i quali venivano messi in comunicazione con il primo tramite gallerie che sussisto ancora. Le relazioni sessuali tra i conventi maschili e femminili si erano così formalizzate che i frati consideravano le monache come una loro proprietà personale.
In una ispezione ai conventi di suore ordinata da Enrico VIII risultò che il 60% delle suore era in stato interessante. Siccome il pericolo di perdere la vita in seguito all’aborto, per via delle infezioni e delle emorragie che ne seguivano, spaventava le monache, la maggior parte di esse preferiva portare a termine la gravidanza. I neonati che si salvavano dalla morte erano pochissimi perché erano le stesse madri che, prive di ogni scrupolo, li strangolavano per quella tranquillità di coscienza che gli veniva dall’assoluzione concessa dalla “casistica” ( libro che permette ai confessori di esaminare ogni singolo caso per stabilire la penitenza secondo l’intenzionalità a commettere il peccato) che in questo caso stabiliva che era meglio uccidere che compromettere la reputazione del convento.
Riporto alcuni casi di applicazione della casistica per comprendere su quali basi si regge la morale cristiana:
1) Mentre i soldati mussulmani quando violentavano venivano condannati dalla Chiesa per i loro stupri, i soldati cristiani erano assolti perché la colpa veniva data alle donne ritenute responsabili per averli portati all’eccitazione con la loro avvenenza.
2) Se mettere la statua della Madonna in un’orgia era considerato peccato grave per i satanisti, per i nobili e per il clero assumeva motivo di merito perché l’averla messa in diretto contatto con il peccato ne aveva esaltato la virtù.
3) Nel libretto in cui è riportata la richiesta di perdono del Papa c’è scritto: “Bisogna comunque tenere in considerazione che se la Chiesa commise dei crimini ciò dipese dal fatto che vi fu costretta da coloro che li subirono”.
Un prete cronista del tempo, di nome Barletta, che aveva la possibilità di visitare i monasteri femminili come predicatore e confessore, riportava in un rapporto che nei cessi (latrines) sentiva spesso i gridi dei neonati che venivano soffocati, e un frate francescano, certo Maillard, scriveva <<...se avessimo buone orecchie sentiremmo i gridi dei bambini che vengono gettati nei cessi e nei fiumi >>. Un’altra testimonianza ci viene ancora da Henri Estienne, frate e confessore, che a proposito della soppressione dei neonati operata dalle monache scrisse: <<Questi crimini sono ordinari nei conventi dove i figli che nascono vengono uccisi dalle madri che li strangolano appena escono dai loro corpi >>.
Messe Nere
...e intanto che attraverso le procedure più vili la Chiesa istruiva processi contro degli innocenti con lettere anonime e false delazioni, il clero e i nobili organizzavano orge basate su quei riti macabri, chiamati “Messe Nere”, durante i quali venivano sgozzati bambini forniti dai monasteri o dalle stesse concubine dei preti. Sotto il regno di Luigi XIV ne furono uccisi a migliaia. Una sola sacerdotessa di nome Voisin ne immolò più di duemila, e l’abbate Guiburg, che era uno dei prelati che celebravano le messe nere per la nobiltà di Francia, alle quali partecipava attivamente la Montespan mettendo a disposizione dei riti il proprio corpo nudo, ne uccise per diversi anni mediamente sei al mese. Secondo un rapporto del capo della polizia di Parigi, luogotenente La Reynie, l’abbate Guiburg, mancando di bambini altrui, in due occasioni ricorse al sacrificio dei suoi stessi figli avuti dalle innumerevoli concubine.
Il rito si svolgeva versando il sangue del bambino sgozzato in un calice dove veniva mischiato con le secrezioni liquide e solide dello stesso per formare una pasta che, in seguito a una consacrazione satanica operata ad imitazione del rito eucaristico cristiano, veniva usata per le fatture. La Montespan, per esempio, la metteva nel cibo di Luigi XIV per garantirsi i suoi favori. E come l’abbate Guiburg celebravano messe nere Manette il vicario episcopale di Parigi, gli abbati Davot, Sebault, Lepreux, Le Sage e tanti altri, senza contare quelli che sono rimasi sconosciuti, come risulta dalle cronache dell’epoca e dai numerosissimi verbali di polizia.
In questo mondo di depravazione sostenuto da un terrore esercitato sul popolo con un cinismo e una crudeltà che non ha precedenti nella storia dell’uomo, i pontefici ci si immersero tanto che gran parte di essi furono dei bastardi nati da relazioni di altri Papi con concubine e prostitute o con accoppiamenti incestuosi.
Giovanni XII, Papa a sedici anni, nato dall’incesto di Papa Sergio III con sua figlia Marozie di tredici anni, fu l’amante della stessa Marozie, sua madre. Praticamente Marozie fu contemporaneamente amante di suo padre Papa Sergio III e di suo figlio Papa Giovanni XII.
Bastava soltanto esprimere una critica su tali immoralità perché si finisse al rogo sotto l’accusa di eresia o di stregoneria.
Con la scoperta dell’America s’introdusse in Europa la sifilide. I clericali che contrassero questa malattia furono praticamente tutti e molti ne morirono. Nessun ecclesiastico ne rimase immune compresi gli stessi papi, quali Giulio II e Leone X il quale, sempre per quel bastardume che favoriva l’elezione al seggio di S. Pietro, divenuto cardinale a quattordici anni, fu eletto Papa a trentasei dopo aver preso la sifilide a venticinque. Sisto IV, il realizzatore della cappella Sistina, anche lui sifilitico, ebbe due figli dalla sorella maggiore. Bisessuale, fu un gran pederasta e sodomita tanto che, secondo quanto scrive il cancelliere d’Infessura, molti furono coloro che ricevettero da lui la porpora cardinalizia come ricompensa dei favori sessuali ricevuti. (Non dimentichiamo che Michelangelo fu un omosessuale...)
Papa Sisto IV organizzò la prostituzione istituendo quei bordelli dei quali la Chiesa continuò ad esserne l’amministratrice fino ai nostri tempi, cioè fino a quando furono chiusi dalla leggi Merlini. Di bordelli istituiti dalla Chiesa se ne contarono a centinaia in tutto il mondo cristiano. Considerati fonte di sicuro reddito, i papi spesso li assegnavano come base di sostentamento alle diocesi i cui vescovi, a loro volta, li parteggiavano con le parrocchie assegnando a ciascuna di esse una prostituta la quale, divenuta proprietà della Chiesa, versava ogni quindici giorni il ricavato delle marchette al parroco (quindicina).
Tra tanti bordelli, il maggiore, sia nella perversità che nella grandiosità dell’organizzazione, fu certamente il Vaticano nel quale ogni sera entravano schiere di omosessuali e di donne travestite da uomini per animare le orge dei nobili romani che, in qualità di bastardi, erano legati da parentela con i più grandi prelati e con gli stessi papi.
Nei secoli XV e XVI il 50% della popolazione di Roma era formata da bastardi provenienti dai conventi, dai bordelli e dalle relazioni dei preti che disponevano di un numero illimitato di concubine. ( Leggere LA FAVOLA DI CRISTO- www.luigicascioli.it ).
Omosessualità nel clero
Se i Francescani e i Carmelitani ebbero fama come grandi amatori di donne, i Gesuiti l’acquistarono come pederasti. Secondo Voltaire, Grécourt, Mirabeau e altri scrittori e storici dell’epoca, i Gesuiti avevano posto come regola nei loro istituti di considerare come ricompensa ai meriti scolastici il portarsi a letto gli allievi.
Secondo la storico Benedetto Varchi, il vescovo di Faenza, Monsignor Cheri, morì mentre veniva sodomizzato da Pierluigi Farnese, figlio bastardo di Paolo III. La debauche presso il clero era ormai praticata con tanta naturalezza che Leone X la legalizzò con il libro-codice “Camera Taxe”, che con i suoi 35 articoli permetteva di ottenere il perdono di tutti i crimini, anche i più efferati, dietro pagamento di una ammenda da versarsi all’erario pontificio.
Basta riportare qualcuno degli articoli della Camera-Taxe per renderci conto di come il Cristianesimo abbia fatto dell’immoralità la base del proprio imperialismo:
Art. 1) Un ecclesiastico che commette un peccato carnale con le proprie sorelle, figlie, cugine, nipoti o con altra donna, sarà assolto dietro pagamento di 67 libre.
Art. 2) Se un ecclesiastico chiede l’assoluzione per aver commesso peccati contro natura con un bambino o con una bestia potrà ottenerla dietro pagamento di libre 131.
Art. 5) Ai preti è permesso di vivere in concubinaggio con i propri parenti dietro pagamento di 76 libre.
Art. 9) Se un prete uccide un laico può avere l’assoluzione versando un montante di 15 libre.
Art. 10) Se l’assassino ha ucciso due o più persone nello sesso giorno, pagherà 15 libre come se ne avesse ucciso uno solo.
Art. 14) Per l’omicidio di un fratello, d’una sorella, del padre o della madre, si dovrà pagare 17 libre.
Art 18) Colui che vuole garantirsi l’assoluzione per tutti gli omicidi che potrà commettere in futuro, pagherà 168 libre.
Art. 29) Il figlio bastardo di un prete che vuole succedere al posto del padre nelle sue funzioni religiose, pagherà 27 libre.
(Per l’acquisto del libro “La Camera Taxe”, con imprimatur, rivolgersi direttamente alla Santa Sede - via del Paradiso 23 - Città del Vaticano).
Intanto che in questo ambiente di depravazione il clero e la nobiltà bastarda compiva spavaldamente ogni nefandezza, fuori di esso si bruciavano vivi, affinché il fuoco purificasse le loro anime, gli eretici e le streghe; i primi accusati di non seguire i dettami della Chiesa e le seconde di accoppiarsi con il Demonio, di volare con le scope, di baciare il culo ai gatti e di fare pozioni malefiche mischiando lingue di serpenti, code di rospo e penne di gallina...
Questa è la morale su cui si è costruita la Chiesa e sulla quale ancora si basa per imporre un’impostura costruita su un individuo, Gesù Cristo, mai esistito come viene inconfutabilmente dimostrato nel libro “LA FAVOLA DI CRISTO”. (www.luigicascioli.it)
Ma le cose non sono cambiate sia nel comportamento immorale che nei principi oscurantisti che sono rimasti gli stessi, quali impedire la ricerca scientifica e favorire la fame e l’ignoranza che sono i presupposti indispensabili per sostenere l’immoralità di un’egemonia basato sull’utopia e l’astrattismo di un Dio che per esistere ha bisogno di demoni, di esorcismi e di magia.
Per quanto voglia nascondere la sua infame natura dietro ipocriti e opportunistici appelli alla pace dei popoli, la Chiesa è rimasta immutata nell’oscurantismo che le è congenito e nella sua immoralità capace di tutti i crimini. Se oggi per liberare gl’indemoniati da Satana essa si limita all’esorcismo, ciò dipende soltanto dal fatto che per quell’evoluzione sociale che ci è venuta dall’illuminismo ateo non le è più permesso di ricorrere al fuoco dei roghi, fuoco che purtroppo, contrariamente a quanto si crede, non si è affatto spento ma arde ancora sotto la cenere di un’apparente rassegnazione camuffata da ipocrite richieste di perdono e da teatrali invocazioni alla pace. La costituzione di un’associazione cattolica pronta per riaccendere i roghi ne è la prova più lampante:
“Dichiarazione fatta alla prefettura di Parigi per la costituzione di un’associazione”.
Oggetto: Ricostituire l’Inquisizione che dovrà soprattutto distruggere gli scritti opposti alla dottrina cristiana e impedire la propagazione attraverso altri mezzi di questo genere d’idee, cosa che comporta, naturalmente, la lotta contro le eresie, le false religioni e ideologie”.
Data della fondazione dell’associazione 17 / 09 / 1996.
(Attenzione, quindi, a non leggere LA FAVOLA DI CRISTO (www.luigicascioli.it) perché potreste finire su quel libro nero dal quale l’Inquisizione potrà trarre, allorché la Chiesa avrà riacquistato tutto il suo potere, i nomi di coloro che alimenteranno i roghi futuri).
Celibato dei preti
Qualche cenno sul celibato dei preti sarà utile per comprendere ancora di più l’ipocrisia su cui la Chiesa cattolica basa la sua impostura.
378 - l’Imperatore Falvio Graziano dichiara Damaso, il vescovo di Roma, capo di tutti i vescovi della cristianità. (Damaso è il primo Papa legalmente riconosciuto dallo Stato).
388 - Il Papa Siricio, successore di Damaso, impone il celibato ai preti sotto pena di scomunica per coloro che si rifiutano di praticarlo.
Il celibato viene rispettato fino a quando il mondo cristiano, per opporsi alle invasioni barbariche, non è costretto a eleggere come vescovi dei funzionari dello Stato che erano già sposati. La Chiesa, nell’obbligo di revisionare la legge di fronte agli eventi, si salva in corner concedendo il matrimonio ma alla condizione che i coniugi non dormano nello stesso letto. (Il controllo veniva eseguito tramite la confessione).
Passato il periodo delle invasioni barbariche, la Chiesa ripristina il celibato con un’austerità tale da condannare alla schiavitù le concubine dei preti e i loro figli (Concilio di Toledo del 633).
Le persecuzioni contro i preti sposati furono così feroci da portarne alcuni al suicidio (II Concilio di Toledo del 683), e da costringere la maggior parte degli altri a raggirare la legge assumendo come assistenti domestiche le loro madri e le loro sorelle con conseguenti incesti e nascite di figli, come risulta dal concilio di Mayenne dell’anno 888 nel quale si scrive: “La causa principale dei castighi che riceviamo è la collera di Dio per i troppi figli che i preti fanno con le loro sorelle”.
Come la teologia cristiana deriva tutta da concetti pagani, quali il Logos, l’Eucaristia, la Resurrezione, il dualismo tra il bene e il male, la verginità della Madre del Salvatore (Soter), e i rituali, che sono la perfetta riproduzione de Culti dei Misteri che venivano celebrati in onore di Marduk, Dionisio, Isis, Osiride, Astarte e soprattutto di Mitra (FAVOLA DI CRISTO- www.luigicascioli.it) così, anche il celibato dei preti origina da quelle religioni più primitive le quali sostenevano che ogni cosa esistente sulla terra, animale, vegetale o minerale che fosse, aveva una energia interna (animismo).
Partendo da questo presupposto, tali credenze giunsero alla conclusione che gli uomini, pur possedendo tutti questa energia interna, si differenziavano comunque tra loro in quanto che ce n’erano alcuni che, o per privilegio di nascita o per meriti acquisiti, ne avevano più degli altri. La causa a cui principalmente attribuivano l’incremento di tale forza interiore, che chiamavano “Mana”, era la continenza. Più un uomo rimaneva sessualmente puro e più egli si arricchiva di questa forza prestigiosa da cui facevano dipendere quei poteri magici che permettevano di invocare la pioggia, di guarire i malati, di assicurare le vittorie e perfino di resuscitare i morti. Furono costoro che, attribuendosi poteri di mediazione tra gli uomini e le divinità, dettero luogo alla figura del sacerdote nelle religioni che seguirono. Il Mana, secondo alcune credenze, rimaneva nel corpo e nell’anima del santone anche dopo morto tanto da poter compiere prodigi attraverso influssi che inviava dall’oltre tomba. È su questa convinzione che la Chiesa conferma la santità dei suoi eroi attraverso i miracoli eseguiti “post mortem”. (Un miracolo dà la beatitudine, due miracoli la santità).
Il motivo per cui, eccetto rarissimi casi, il sacerdozio non era consentito alle donne dipendeva dal fatto che costoro, pur rimanendo caste, non potevano ammassare energia per via della dispersione che questa subiva a causa delle mestruazioni le quali, oltre a fargli perdere la virtù carismatica, le rendeva anche impure. Siccome l’unico periodo in cui una donna poteva accumulare il Mana era quello che precedeva lì’inizio delle mestruazioni, di conseguenza le vergini puberali erano tenute in così grande considerazione quali dispensatrici di benefici che ci sono dei casi nella storia che raccontano di re ed eroi che si misero a letto con loro per trarre forza e guarigioni dai loro fluidi positivi.
Questa è l’origine per la quale il Cristianesimo riserva grande considerazione alle sue sante vergini.
Seguendo questa convinzione animistica, molte furono le religioni che imposero ai sacerdoti l’astinenza sessuale perché acquisissero quei doni soprannaturali che gli avrebbero permesso di elevarsi al di sopra degli altri uomini tanto da interporsi tra essi e Dio. Per assicurarsi la castità assoluta, i preti di Cibele, di Astarte e di Artemide si tagliavano il membro con coltelli di silice. Nella religione taoista, i sacerdoti, sicuramente più scaltri, considerando che la forza si perde soltanto se c’è fuoriuscita di sperma, rifiutando ogni forma di evirazione, affermano che si può pervenire all’accumulo del Mana anche provando l’orgasmo purché si riesca a ritenere lo sperma. Tutto dipende da una forza interiore che, impedendone la fuoriuscita, fa si che esso ritorni in circolazione nel corpo attraverso un assorbimento che viene operato dal midollo spinale. E tanto è il beneficio che deriva da questa autofecondazione, come loro la chiamano, da essere considerata come presupposto base per poter pervenire a quella perfezione spirituale che è indispensabile per raggiungere il Nirvana. (Ognuno tragga le proprie conclusioni su quello che sono le religioni).
Athenagora, nella sua apologia a Marc’Aurelio, a proposito delle castrazioni che i sacerdoti si autoinfliggevano, commenta: <<Un Dio che costringe i propri seguaci ad andare così contro natura, non può essere che un pazzo>>. Ma di tutt’altro parere è invece Matteo, il redattore del primo vangelo canonico, che quale credente esalta la castrazione sacerdotale nella risposta che Gesù dà agli apostoli quando gli fanno osservare che se l’uomo non può ripudiare la donna perché il matrimonio è indissolubile, non è conveniente sposarsi: <<Tutti debbono sposarsi meno che coloro a cui è concesso di non farlo. Vi sono infatti eunuchi che nascono così dal ventre della madre; ve ne sono altri che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli >>. (Matt. 19-12)
A parte il fatto che non c’interessa sapere, almeno in questo sito, a quale categoria potesse appartenere Gsù dal momento che, stando a quanto affermano i vangeli non era sposato, questa espressione riportata dal vangelo di Matteo assume una enorme importanza perché essa ci fa capire come Gesù sia stato costruito sacerdote per eccellenza perché servisse come esempio ai preti che, secondo la Chiesa, debbono essere in tutto uguali a lui per poter svolgere il loro ministero tra gli uomini.
Il Mana attribuito a Gesù è tra i più potenti che si possano concepire: gli permette di restituire la vista ai ciechi, di raddrizzare le gambe agli storpi, di esorcizza gl’indemoniati, di resuscitare i morti e addirittura di compiere, con la sola forza della sua veste, miracoli a distanza.
Il prete, quindi, per poter compiere i prodigi sulla terra, come il rimettere i peccati, liberare i posseduti dal demonio, guarire le malattie con l’olio santo, assicurare un buon raccolto con le Rogazioni e soprattutto eseguire il miracolo della trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, deve essere uguale a Gesù soprattutto nella castità che è la virtù indispensabile per poter assolvere il ministero sacerdotale.
Un prete reso impuro dal matrimonio, oltre a non avere più quel Mana che gli permette di operare prodigi, renderebbe impuro anche Cristo con il quale egli si unisce ogni volta che celebra il Sacramento dell’Eucaristia, quel Sacramento in cui egli s’identifica a Cristo dicendo: <<Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue>>. Rendendo impuro Cristo egli vanificherebbe quella comunione dei Santi che è alla base dell’istituzione della Chiesa la quale, come vergine sposa di Cristo, esige la purezza di tutte le membra che costituiscono il suo corpo.
Un prete reso impuro dal matrimonio, cioè dall’unione carnale con una donna, non potrebbe più avere quel Mana che gli permette di assolvere i peccati, di celebrare la messa, di esorcizzare e di svolgere tutte quelle funzioni che lo rendono superiore a tutti gli altri uomini, compresi i re e gl’imperatori, che s’inginocchiano davanti a lui per avere l’assoluzione dei loro peccati. Praticamente l’abolizione del celibato dei preti, vanificando la figura del prete, il cui requisito indispensabile per svolgere il suo ministero è quello di essere puro, segnerebbe la fine della stessa Chiesa che, quale associazione di santi, trae la sua pretesa di imporre un imperialismo teocratico universale dalla forza del Mana che gli viene dalla verginità garantita dal matrimonio con Cristo che il sacerdote casto per eccellenza. (Almeno è così per il momento, perché in futuro, costretta come sarà a concederlo per la crescente ribellione dei preti che chiedono di sposarsi, sicuramente riuscirà ancora una volta, maestra come è nell’arte del raggiro e della truffa, a risolvere il problema escamottando le sue stesse leggi, come già fece nel V secolo quando ammise il matrimonio con la condizione che i coniugi non dormissero nello stesso letto).
Riassumendo a questo punto il concetto teologico riguardante il celibato nelle parole che San Paolo (altro personaggio costruito dai falsari del II sec. secondo quanto viene ampiamente dimostrato dal libro “LA FAVOLA DI CRISTO - www.luigicascioli.it ), rivolge ai suoi seguaci: << Tutti sappiamo che i nostri corpi sono membra di Cristo; allora sareste voi disposti a far parte di queste membra quelle di una prostituta?>>, mi si potrebbe chiedere: <<Se ogni volta che un sacerdote consacra l’Eucarestia in stato di impurità e questa impurità si trasmette a Cristo tramite l’ostia, chi può essere questo Cristo così insozzato dalle migliaia di comunioni sacrileghe che quotidianamente vengono eseguite da un clero che vive delle depravazioni più infami? E chi può essere allora questa Chiesa Cattolica, questa “Comunione di Santi” se nella realtà risulta essere un impasto di sporcizia e di sacrilegi?
Che il motivo per cui i preti non possono sposarsi dipenda dal fatto che essi debbono rimanere casti per poter svolgere il loro ministero sacerdotale sia un’altra truffa usata dalla Chiesa Cattolica per sostenere la sua impostura ci viene confermato, oltre che dalla realtà che lo vanifica e lo ridicolizza, da Papa Pio IV che così si espresse nel Concilio di Trento: <<Il matrimonio porterebbe i preti, attraverso la famiglia che costituirebbero, a vedere nello Stato la loro Patria con conseguente rilassamento dei loro doveri verso la Chiesa>>, e in maniera ancora più chiara dal cardinale Carpi: <<Se si permettesse ai preti il matrimonio, essi sarebbero portati più ad obbedire allo stato che alla Chiesa per quei vincoli sociali di cittadini conseguenti dalle loro mogli e dai loro figli>>...altro che Cristi, purezza e verginità! (LA FAVOLA DI CRISTO- www.luigicascioli.it)
Sessualità nella Chiesa di oggi.
Che il comportamento della Chiesa sia tutt’oggi scandaloso come nel passato ci viene confermato dai fatti, quali, uno fra i tanti, l’esistenza di innumerevoli centri di raccolta, tutti protetti dal segreto, finanziati dal Vaticano per allevare i figli dei preti che a migliaia nascono ogni anno in tutte le parti del mondo.
Al congresso dei Padri Superiori tenutosi a Roma nel settembre del 2000, l’abatessa Ester Faugman, dopo aver deplorato la situazione sessuale nel mondo ecclesiastico dicendo: <<È una croce pesantissima quella che noi suore dobbiamo portare come vittime dell’abuso sessuale dei preti>>, continua la sua denuncia spiegando come nei paesi meno sviluppati, cioè in quelli nei quali la sfrontatezza è incoraggiata dall’inefficienza delle autorità civili, i preti possano arrivare ad abusare delle suore con tanta disinvoltura da usare i conventi come se fossero dei bordelli: <<È una prassi naturale vedere un prete presentarsi a un convento per chiedere che gli venga concessa una religiosa per sfogare le sue voglie sessuali>>.
E come nei paesi sotto sviluppati, così gli stessi abusi vengono operati nel mondo ecclesiastico occidentale dove è divenuta una consuetudine offrire alle suore, in cambio del loro sesso, favori sotto forma di ricatto, quali la concessione di documenti o l’assegnazione di incarichi personali presso i monsignori che se le assumono alle loro dipendenze in qualità di assistenti sociali, apprendiste di segretariato o collaboratrici domestiche lo fanno soltanto per camuffare un vero e proprio stato di concubinaggio. Non parliamo poi dei ricatti spirituali e materiali che i preti usano soprattutto verso le novizie che, nella loro ingenuità di fanciulle plagiate, si concedono alle voglie di questi sporchi truffatori in cambio della remissione dei peccati o dietro la ricompensa di qualche spicciolo.
I luoghi dove maggiormente si operano gli abusi sessuali, Roma in testa, sono i grandi centri della cristianità dove continuamente affluiscono religiose da tutto il mondo.
Se tra le suore provenienti dall’estero sono le novizie ad essere le più richieste, ciò dipende dal fatto che la loro inesperienza sessuale rappresenta per i prelati una garanzia d’immunità dall’AIDS che ormai si è diffuso in tutti i monasteri dei paesi sottosviluppati per via del contagio che le suore ricevono dagli stessi preti i quali, come era avvenuto nel passato per la sifilide, costituiscono la categoria più colpita da questa malattia.
Questa situazione sta dando dei grossi problemi alla Chiesa per la difficoltà che ha sempre più di nascondere al mondo laico la realtà della sua morale impastata di depravazione.
Un vero scandalo che il Papa ha cercato ancora una volta di riparare inviando alle conferenze episcopali d’Australia, di Tahiti, Samoa e Tonga un E-mail carico di scuse per gli abusi sessuali commessi dai sacerdoti nei confronti delle popolazioni locali. (Usque tandem, Catilinae, abuteri patientia nostra?).
A parte lo schifo che provo verso tanta insolenza, quello che mi ha particolarmente indignato nel leggere la notizia è l’ipocrisia della stampa italiana che, ignorando ogni etica morale, invece di considerare il fatto come una conferma dell’immoralità della Chiesa, ha preferito dargli il valore di un avvenimento storico per il semplice motivo che il grande Pontefice, il costruttore di Santi e il fautore di guerre, inviava il primo messaggio della sua vita con posta elettronica.