Luigi Cascioli

Ateismo attacca cristianesimo con una denuncia contro la Chiesa Cattolica sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, e imposta con la violenza dell'inquisizione e il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo e altre superstizioni.

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Recensioni: La Statua nel Viale

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“ La Statua Nel Viale” è un capolavoro!
Ecco, basterebbe questo per esprimere il giudizio sul tuo romanzo. Mi ha affascinato la destrezza, la capacità con cui hai scavato nella psicologia dei protagonisti, nelle loro miserie e nobiltà d’animo. Ho trovato bellissimi, se non geniali, i tuoi virtuosismi letterari e le tue metafore, nonché l’intreccio narrativo e la sapiente descrizione di luoghi e circostanze. È uno spaccato di umanità le cui debolezze e contraddizioni danno uno spessore di vissuto all’intera storia. Formidabile è anche la maestria con cui l’avvinghi di una carnale passionalità.Un gran bel lavoro davvero.
Con affetto e stima, Vito.
Vito Maiello giornalista.

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Gentile Cascioli,

ho letto il suo libro d'un fiato. All'inizio il suo personaggio mi ha ricordato il protagonista de “Il Rosso e il Nero, ma può darsi che si tratti di una deformazione professionale. Tuttavia anche lì si partiva da una delusione storica e dal desiderio di far carriera e vendicarsi. Anche Parcase con l'alberghiera del nord si comporta da ricattatore per “migliorarsi” e così anche dopo quando sposa Fausta, invece di amare la signora Luisa. Ma il romanzo ha poi preso una piega psicoanalitica. E il protagonista si è ritrovato come un anatroccolo nel regno delle “madri”, di cui è riuscito a conoscere soltanto l'aspetto donnesco.. Mi spiego: chi è colei che non si deve amare se non la madre? E il complesso di Edipo è così forte nel protagonista che la signora Luisa diventa la “Statua” (la morte) incontrata nel cimitero. Bellezza, morte e paralisi. Infatti l'accostare il capo a quello di chi non si dovrebbe sfiorare, che cosa è d'altro se non impotenza e paralisi? Il suo eroe però sembra rimanere impigliato dentro una voglia di guerreggiare nella realtà, che gli si presenta sempre sotto forma di avventure amorose e spesso di autoavventure. Che cosa gli impedisce di vivere nella realtà? Perché, con tutto il suo ottimismo, è attratto solo dai tabù, dalle cose proibite, anzi autoproibite?

Grazie per la bella lettura.

Prof. Renzo Paris - docente di letteratura straniera all'università “ La Tuscia ” di Viterbo

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Caro Cascioli,

il libro che mi hai inviato, “ La Statua nel Viale”, ha destato il mio più vivo interesse. Non ti nascondo che non mi attendevo un'opera di questo spessore, fra le migliori in assoluto che io abbia letto negli ultimi anni. Ciò che mi ha colpito nel testo, in senso espositivo e formale, è la grande e unica capacità del parlato, offrendo con similitudini un'immagine estremamente positiva (es.: “...paragonò la situazione ad un carro pesantissimo in una strada in discesa trattenuto da lui...Nonostante i suoi sforzi il carro avanzava vincendo la sua resistenza”. Un esempio di immagini comparate e di una scrittura oggi sconosciuta per la sua immediatezza, poiché gli autori mostrano spesso un linguaggio pretenzioso, interiorizzato su falsi problemi e troppo esibitivo. Proprio questa apparente semplicità è una delle tue qualità migliori, unitamente al tormento interiore (un tormento reale e non un surrogato sentimentale) che perseguita il protagonista del romanzo e lo confronta con le sue aspirazioni, le sue esigenze, le sue speranze per una vita diversa, non solo dai piatti esiti di provincia (in questo senso si rivelerebbe un sentimento romantico e piccolo borghese), ma da una povertà che lo deprime e lo esaspera, anche attraverso un complesso edipico di conflittualità con la madre, la quale, per la cultura contadina e il suo abito mentale, non avverte le problematiche del figlio, ma ne accentua il peso dei fallimenti, seguendo elementari schemi interiori che escludono umanità, carità e sentimenti non accusatori, ritenendo i rapporti dirompenti e lasciando nel protagonista una sensazione negativa di frustrazione e d'inferiorità nei confronti dell'ambiente. Di qui l'esigenza, per Parcase Boccarri, mortificato nella sua figura di figlio, della ricerca di una nuova madre la cui immagine egli aspira e idealizza sino a proiettarla sulla statua nel viale, che è il desiderio di un amore palpabile, ma estatico e fortemente idealistico. È l'esigenza di una figura materna, estremamente sensibile, che lo accolga, a spingere Parcase verso nuove esperienze affettive che finiscono poi tutte nel nulla una volta soddisfatto il desiderio sessuale. Per questo egli sarà pronto a risorgere dopo ogni caduta e a riprendere il cammino interrotto, sia pure cosparso di continui sensi di colpa e di struggenti idealismi. Aggiungo quanto questo trattato psicologico sia estremamente riuscito: nell'apparente semplicità gioca sempre un'azione di stati interiori che prorompono all'io profondo e da un'immediata e spesso nevrotica conflittualità fra un “io personale” e un “io generale”, che è quello della condotta e del giudizio a cui attenersi e che spesso non corrisponde all'immagine dell'io personale. Tutto ciò propone quest'opera come un'autentica rivelazione letteraria. Naturalmente, mi attendo un'altra prova che dia un felice seguito a questo romanzo e confermi le tue non comuni qualità di narratore.

Costantino Forti - Critico letterario

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Un romanzo che si situa tra la corrente “nera” del genere francese e il melodramma napoletano del teatro di Edoardo. Ci si trova inoltre una mortale sollecitudine di vigorosa mascolinità. Questo è in sintesi il giudizio de “ LA STATUA NEL VIALE”, opera prima di Luigi Cascioli. Per meglio comprendere il romanzo potremmo servirci di una chiave di lettura più raffinata ma finiremmo per entrare nel regno nebuloso e senza fine della psicanalisi: per esempio ci sarebbe possibile d'affermare che un malcelato “mito di Edipo” spinge l'autore ad animare il suo personaggio (Parcase) alla ricerca continua di una donna madre da ammirarsi ed amarsi. Ma ci ritroveremmo in un ingorgo ambiguo e perverso che porterebbe questa lunga e tortuosa storia ad una serie di fotoromanzo scritto per portinai e casalinghe. No, c'è molto di più da dire sugli avvenimenti che hanno luogo agli inizi degli anni cinquanta in un ambiente che potrebbe essere rappresentato da un qualsiasi paese situato nella parte nord dell'Italia centrale. Innanzi tutto c'è un ottimo scheletro narrativo che nasce da fatti reali e quasi meccanici per poter infine immergersi nelle penetranti riflessioni di natura intima. C'è inoltre un'abile capacità di scegliere i difetti e le qualità di una società che ritarda ad accettare il nuovo ma che non vuole neanche ripiegare su se stessa. Noi abbiamo parlato all'inizio del melodramma: il romanzo ne è impregnato nel modo di agire e di pensare del personaggio principale. L'humor nero si ritrova nella sostanza stessa della storia, una storia piena di brucianti ripensamenti, di spasmi passionalmente cinici di certe unioni sessuali volute ma non desiderate. L'autore, dopo aver portato il suo protagonista in una Milano “talmente lontana dalla sua città, dove non conosceva nessuno” riesce molto bene a dare inizio alla storia e mantenere sveglia l'attenzione del lettore. Si sente bene che Cascioli ha vissuto trenta anni all'estero per certe riflessioni sulla religione e sulle madri. Egli ha il tono “blasé” dei francesi che vivono a nord di Lione e quello di certi inglesi privi di ogni fede e religione. Leggere questo romanzo farà bene soprattutto a coloro che pensano che nella Tuscia, dopo i grandi scrittori del passato, si siano persi i temi della prosa e della poesia.

Prof. Secondiano Zeroli - professore di lingua italiana, scrittore e critico letterario

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Caro Cascioli,

ho appena finito di leggere il tuo libro, che avevo cominciato solo ieri pomeriggio. Dato che in precedenza ero troppo occupato, l'avevo prestato ad una mia cara amica, assidua lettrice di romanzi. Lei lo ha letto tutto d'un fiato e l'ha trovato soprattutto avvincente. Il giudizio molto positivo della mia amica mi ha spinto a tralasciare per un po' le mie letture scientifiche e a prendere il mano il tuo romanzo, genere letterario che io francamente non leggo mai. È stata per me una piacevole sorpresa constatare che anche io condividevo pienamente il giudizio della mia amica.. Fin dalle prime pagine, ho apprezzato il tuo stile limpido, vivace e in perfetto italiano. La trama, poi, era proprio avvincente, al punto che l'ho letto in poche ore, anziché in diversi giorni come avevo programmato prima di cominciarlo. Ho sottolineato in rosso una frase della signora Luisa che condivido in pieno: “Io non credo alla fedeltà. I fedeli, o sono casti o dei vili dall'intelligenza mediocre, oppure hanno delle tare fisiche o psichiche che li rendono sessualmente anormali ”. Sono certo che per bocca della signora Luisa hai voluto esprimere ciò che tu stesso pensi della fedeltà. Su questo argomento ti accludo una mia breve relazione pubblicata su New Scientist. Mi congratulo con te per la tua non comune capacità di descrivere con precisione, incisività e vivezza pensieri e stati d'animo che talora appaiono confusi anche a chi li prova. Auguri di nuove ispirazioni e cordiali saluti.

Riccardo Baschetti - giornalista scientifico

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Grazie, Signor Cascioli, per l'omaggio che mi ha fatto.
Mai un libro mi aveva preso in maniera così intensa nei sentimenti. Numerose sono state le volte che ho dovuto sospenderne la lettura per un nodo che mi veniva alla gola.
Grazie ancora.

Irene Casagrande - Milano.

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"La Statua nel Viale" è un romanzo che si legge d'un fiato perché l'autore non solo caratterizza abilmente i personaggi, ma sa dipanare le vicende da tenere sempre desta l'attenzione del lettore. La maestria dell'Autore si rivela nel descrivere i personaggi anche nei loro aspetti interiori, nell'esporre, attraverso dialoghi e monologhi, le emozioni più recondite. Nella figura del protagonista, Parcase, appaiono sentimenti propri dell'animo umano, di un giovane combattuto tra il desiderio di realizzarsi economicamente, anche se la strada non è sempre percorribile, e quello di rimanere vincolato a quelle origini modeste ma sane personificate dalla figura paterna. Abile l'Autore anche nell'esprimere la diversità di sentimenti che il giovane prova nei confronti dei genitori; affetto non sempre espresso e per questo unito a rimpianto verso il padre, conflittualità con la madre dalla quale, peraltro, viene trattato come un peso da cui scaricarsi prima possibile. E la figura che domina la seconda parte del romanzo, Luisa, rappresenta per Parcase tutto quello che egli avrebbe voluto e fino ad allora non gli era stato consentito avere da nessuna donna, sia madre, amica, amante... Il succedersi dei fatti, inoltre, è tale che il lettore è portato, finito un capitolo, a leggere con curiosità il successivo; solo nelle ultime pagine, quando il protagonista viene a trovare un senso di pace interiore, si comprende anche il perché del titolo “ La Statua nel Viale”. Da leggere anche, quindi, non solo per gli aspetti introspettivi, ma anche per quel non so che di “suspance” che aleggia fino alla fine. Per l'interessante complessità delle vicende che si succedono, lo vedo ottimo per la realizzazione di un film.

Prof. Vinicio Benucci insegnate di scuole superiori, ricercatore scientifico, saggista e pittore

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Il romanzo di Cascioli racconta la vita di un giovane con problemi lavorativi e con prospettive di vita non facile. Il protagonista, messo di fronte a scelte decisive, come fare il corriere della droga, dopo un'esperienza anche se positiva, rifiuta il guadagno facile perché l'educazione trasmessagli dai genitori lo porta ad un rifiuto della ricchezza raggiungibile per vie illegali. Sembra che il Cascioli non voglia lanciare messaggi ma descrivere (riuscendoci) l'ambiguità e le contraddizioni di un giovane moderno, il quale pur di raggiungere gli scopi prefissati, non tiene conto della persona altrui: parrebbe che ogni uomo, secondo l'autore del romanzo, sia da considerarsi come nemico di ogni altro suo simile. Riecheggiano in questo contesto la concezione dell'uomo <<sartriano>> e <<hobsiano>>.

Vittorio Stefani, giornalista e critico letterario

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Caro Luigino,

solo da poco ho terminato la lettura del tuo bellissimo libro che spesso mi è capitato di arrivare in fondo alla pagina senza ricordare ciò che avevo letto preso come ero a vederti concentrato ad immaginare i tuoi personaggi. Ma, oltre a questo, il motivo principale per il quale tante volte ho abbandonato la lettura era una specie di angoscia che mi provocava. Vengono descritte vicende e stati d'animo che mi sembra di aver vissuto in prima persona perché troppe le analogie con un periodo troppo triste della nostra gioventù. Certamente la tua potenza descrittiva è notevole e mi ha coinvolto sul piano emotivo anche se nulla abbiamo in comune, sia tu che io, con vicende che narrano la storia di un giovane sbandato che si allontana con dolore dalla famiglia per affrontare una vita in bilico tra la voglia di inserimento “normale” e le occasioni malavitose che gli si presentano. Varie donne gli si offrono, ma con esse non conoscerà mai l'amore. Solo con Luisa, la madre della moglie morta e non amata, sembra presentarsi per lui quel sentimento tanto cercato, surrogato dell'affetto materno desiderato ma che la stessa madre gli aveva duramente negato. Il tuo libro apre ad un'interiorità umana eppure nascosta, rispecchiamento di un mondo in bilico fra coscio ed incoscio. Ti saluto con affetto e presto verrò a trovarti.

Tuo amico Carlo.

Carlo Medori - amico di studi dell'Autore, Dottore in Scienze Economiche e Commerciali, insegnante di scuole superiori, saggista e autore di libri scientifici

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Rimini, 15 settembre 2007

Carissimo Luigi,
sono Fabio,non so se ti ricordi di me. Sono quel ragazzo che assieme ad un amico è venuto a trovarti ad agosto;abbiamo chiacchierato tutto il pomeriggio davanti ad un caffè e a dei biscotti per poi cenare tutti assieme a tua moglie e a tua figlia. Io di certo non ho dimenticato il nostro incontro!
Mi hai regalato "La statua nel viale"(ancora grazie!), e poiché l'ho finito ieri di leggere, volevo scriverti cosa ne pensavo. Ebbene, è un romanzo stupendo che mi ha tenuto incollato alla lettura capitolo dopo capitolo! Di solito io non leggo romanzi perché prediligo la lettura di genere filosofico, ma leggere "La statua nel viale" è stata una piacevole scoperta delle tue straordinarie doti di scrittore. Ciò che mi ha colpito è la tua maniera così reale,incisiva e minuziosa con cui descrivi i vari stati d'animo, le emozioni, i sentimenti e le reazioni dei vari personaggi durante le vicende narrate.

Nel romanzo offri al lettore la realtà così com'è: cruda, dura, a volte tanto amara, come si accorgerà il protagonista Parcase nei suoi vari fallimenti che lo porteranno a maledire rabbiosamente il destino crudele. Il tuo linguaggio è allo stesso tempo elegante ma naturale, semplice, un linguaggio che parla di uomini fatti di carne e sangue, puramente reali, che fanno sesso,s’incazzano, bestemmiano, sorridono, gioiscono;uomini con i loro egoismi, i loro interessi, le loro speranze, le loro paure. Parcase prosegue via via nel racconto come un fallito in cerca di una rivincita per tutte le delusioni che ha ricevuto dalla vita, manifestando a più riprese il proprio egoismo per il raggiungimento dei propri fini.
Nel romanzo si respira un'aria disincantata del mondo, come descrivi precisamente nella stupenda frase che chiude il tredicesimo capitolo:"Nel cielo, intanto, le costellazioni ruotavano ignare della facoltà attribuita a loro di decidere il carattere e il destino degli uomini."
Dio è trattato come un'ipotesi superflua ed inesistente nelle vicende umane specialmente, quando all'interno del romanzo, lo definisci "una superstizione con cui la gente chiama il proprio destino".
Il desiderio inconscio di Parcase,che verrà scoperto dallo stesso protagonista, solamente alla fine, è davvero qualcosa di inquietante e nello stesso tempo affascinante. L'orgasmo che prova accarezzando la sua Luisa (figura che rappresenta il primo amore di Parcase, relegato nel passato in quella tomba scoperta assieme alla madre nel cimitero), si tinge addirittura di necrofilia, in quanto l'eccitazione originaria del protagonista per la signora Cerri deriva proprio dalla ragazza morta del cimitero. Nella scena finale Luisa è sdraiata con un "volto immobile, pallido, triste", come quello di di un cadavere.
L'improvvisa morte di Fausta, la disperazione che avvolge la casa Cerri e la scena finale di un Parcase finalmente "vincitore", grazie ad una tragedia inaspettata che lo porta a condividere il letto con la sua magnifica signora Luisa, chiude il romanzo lasciando al lettore una sensazione (almeno per me), d'inquietudine e oscurità, che rende il tutto qualcosa di sensazionale e allucinante allo stesso tempo.
Appena chiuso il libro, le mie parole sono state:"Cazzo che capolavoro!Grande Luigi!". Per tutto questo ti porgo i miei più sinceri complimenti per il tuo romanzo. Davvero bellissimo.
Dato che ci sono, ti scrivo anche per dirti che ho visto il video inserito nel tuo sito intitolato "Ricorso a Strasburgo". E' veramente vergognoso come sei stato trattato dalla legge italiana. Omissioni, procedure illegali, archiviazioni assurde e una sentenza sparata a caso per soddisfare santa madre chiesa. Ho invitato i lettori del sito "resistenza laica" a vedere il tuo video per accorgersi di persona di cosa è capace la legge italiana succube di un'organizzazione criminale chiamata “Chiesa”.
Ma come tu stesso hai detto, ora ci sono migliaia di persone che sono a conoscenza della procedura ridicola e illegale attuata dalla legge italiana per mettere a tacere chi oramai non può più essere bruciato sui roghi.
Per me la caccia al prete è iniziata. Mi attiverò per ricercare testimonianze di “cristicoli” che sostengono l'esistenza storica del mito evangelico costruito su Giovanni di Gamala. Questa impostura deve finire, è tempo che la verità venga fuori e sia resa nota a tutti. Pensavo di chiamare Radio Maria e chiedere all'esaltato fanatico padre Livio (il direttore) se lui credesse all'esistenza storica di Cristo. A quel punto dovrei registrare la sua dichiarazione che, ovviamente, sarà a favore dell'esistenza del mito ed il gioco sarà fatto.
Ma prima girerò per qualche parrocchia alla ricerca di qualcosa di interessante.
Grazie dell'attenzione Luigi, un saluto con affetto da Fabio