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Perché sono diventato un ateo
Salve, mi chiamo S. M., ho appena terminato il suo libro. Ritengo di doverla ringraziare e complimentarmi con lei di persona per lo straordinario contributo che il suo libro costituisce sia per il mio partimonio culturale che per l'intera società. Certe rivoluzioni, lo smascheramento delle menzogne della storia, spesso necessitano di persone come lei che abbiano il coraggio di andare contro le autorità. Nel mio piccolo ho intrapreso un'attività pubblicitaria del suo libro e dei suoi contenuti e ho in programma di regalarlo a molte persone.
Nel caso della mio particolare percorso culturale, il suo libro assume un significato ancora più profondo. Se me lo permette vorrei condiveidere con lei la mia esperienza. Per numerosi anni sono stato un assiduo frequentatore degli ambienti parrocchiali. Per certi versi ero assimilabile a coloro che adesso io sono solito denominare invasati bigotti. Insegnavo catechismo, partecipavo a ritiri spirituali, suonavo durante le liturgie, mi ritenevo un buon conoscitore dei contenuti della catechesi. Tuttavia avevo un'altra personalità nella quale ero una persona razionale e scientifica, filosofeggiavo con destrezza su concetti che andavano ben oltre le banalità del cattolicesimo. E ho rischiato di cadere in quella trappola che qualcuno sta cercando di attuare secondo la quale razioanlità e fede sarebbero conciliabili. Ricordo l'enciclica "Fides et ratio" e molte personalità scientifiche che sostenevano questa idea. Credevo di aver sistemato tutti gli elementi della mia ex-fede, anche la secolarità della chiesa e la necessità della ritualità.
Poi nel 2000, terminato il liceo e intrapresi gli studi di ingegneria, ho incontrato persone che mi hanno messo di fronte al paradosso insito in me tra intelligenza e fede. In realtà l'elemento chiave che ha consentito la svolta è stato l'abbattimento del timore di dio. Le personalità più deboli, come io ero, rigettano anche la più piccola idea di negare l'esistenza di dio in quanto questo sarebbe il più grave peccato imputabile a un uomo. Io credo che proprio il peccato sia la leva più grande che la chiesa esercita sul popolo stolto e credulone. E satana, l'incarnazione del male, viene tuttora utilizzato come mezzo per insinuare la paura nella mente delle persone. In più sulle menti buone e bonarie viene utilizzata la vocazione, viene insinuata l'idea che dio abbia un progetto su di noi. Dopodichè la mente umana crea un muro tra razionalità e fede e mentre in un ambito, quello della cultura e della scienza, la mia voglia di conoscere e di dubitare era insaziabile, nell'ambito della fede prendevo tutto come vero e non mi ponevo le più elementari domande, come chi fossero i personaggi che costellavano i vangeli, come sadducei, farisei... dove fosse spiegato cosa è un angelo... In ambito scientifico baldante contestatore mentre in ambito religioso zitto ascoltatore di una liturgia monodirezionale e passiva.
Proprio quando in preda ai primi dubbi ho cominciato ad ascoltare
il contenuto della liturgia ne ho compreso la vacuità.
Ricordo che durante un'omelia il parroco accennò al
fatto che ci fosse stata una diatriba teologica sul passo
"Simone tu sei Pietro e su di te edificherò la
mia chiesa". Giudicai abberante la possibilità
che qualcuno potesse avere manipolato delle scritture ritenute
ispirate e per giunta sul passo che giustificava l'attuale
organizzazione gerarchica della chiesa. In poco tempo per
effetto domino la mia fede crollò per mezzo della razionalità.
Dopo poco cominciai a dichiararmi ateo e abbandonai tacitamente
l'ambiente parrocchiale. Tra l'altro persone che ritenevo
amiche espressero giudizi molto poco tolleranti in merito
alla mia scelta, alla stregua di "o con me o contro di
me". Paradossale il fatto che chi si fa baluardo di tolleranza
diventi il principale portatore di spartizioni e ghettizzazioni.
Ma d'altronde la chiesa ha potuto acquisire tutto questo potere
proprio aggregando le persone in un luogo comune. Un'idea
senza un centro di aggregazione sarebbe destinata a soccombere
per mezzo della diversificazione che l'idea stessa subisce
in ciascuna persona.
Durante il transitorio però ricordo di aver mantenuto
una certa riserva perchè non riuscivo a risolvere la
figura di Cristo. Poi archiviai la pratica della rivelazione
storica di Cristo e solo ora, grazie al suo libro l'ho risolta.
Per questo la ringrazio nuovamente. Ora desiderei che queste
idee si spargessero e creassero un effetto domino sull'intera
società. Credo che non ci sia ancora la massa critica
perchè ciò avvenga, ma credo anche che il trend
stia cambiando. A differenza di quanto dichiarano le statistiche,
la gioventù (per fortuna composta da gente meno invasata
di quanto lo ero io) è sempre più distaccata
dalla chiesa. Il popolo delle giornate mondiali della gioventù
(tanto per parlare di luoghi di aggregazione) sono mosche
bianche e molti di loro vivono lo stesso conflitto che vivevo
io. Spero che lei abbia presto occasione di parlare, con l'autorità
conferitale dal popolo dei suoi lettori, ai mezzi di informazione.
Magari con servizi meno di parte rispetto a quello che ho
trovato sul suo sito, nel quale il giornalista ha lasciato
la battuta finale al parroco che ha concluso con quell'odiosa
frase buonista.
In ultimo avrei da fare un'osservazione in merito allo stile del suo libro. L'unica critica che mi sento di farle è la seguente. Se avessi letto il suo libro da cristiano anzichè da ateo, credo che avrei interrotto la lettura alla prima battuta sarcastica sulla religione. Oggi trovo queste battute colorite e le apprezzo nella misura in cui anche io ostento blasfemie del tipo quella di imitare il gesto dell'eucarestia dicendo, anzichè "corpus dei", "porcus dei". Però un lettore cristiano ha bisogno di essere portato a contraddire le sue idee attraverso il ragionamento e la storiografia senza però che si accorga del fatto che chi lo sta guidando in questo percorso è un "nemico". Sono riuscito a far ragionare molte persone alle quali non avevo detto di essere diventato ateo. Chi invece lo sapeva si è arroccato nelle sue convinzioni e ha additato me come nemico. Per il resto credo che sia un'opera straordinaria.
Cordiali saluti
S.
M. (Il nome viene taciuto su richiesta dello scrivente per
motivi di riservatezza)