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Gli esseni
Conoscere gli Esseni, quella casta ebraica che la Chiesa a cercato di cancellare dalla storia per sostituirsi ad essa, è quanto mai determinante per sapere chi sono in realtà quei cristiani ai quali fanno riferimento alcuni degli scrittori dell'epoca quali Giuseppe Flavio, Filone, Tacito, Svetonio e Plinio il Giovane.
Filone, filosofo ebreo nato ad Alessandria d'Egitto, una delle
città nelle quali maggiormente si svilupparono i concetti
spirituali esseni, così scrive di essi: <<La
prima cosa sugli Esseni è che essi abitano in villaggi,
fuggendo dalle città a motivo delle empietà
che in esse si commettono dagli abitanti, ben sapendo che
la loro compagnia avrebbe un effetto deleterio sulle loro
anime come una malattia portata da un'atmosfera pestilenziale.
Tra di loro alcuni lavorano la terra, altri esercitano mestieri
diversi e tutti cooperano alla pace rendendosi utili a se
stessi e al loro prossimo. Non ammassano argento e oro, né
si appropriano di vaste tenute con il desiderio di trarne
vantaggio, ma semplicemente per procurarsi il necessario per
vivere.
Vivendo senza beni né possedimenti, per loro libera
elezione e non per conseguenza di una cattiva sorte, si giudicano
straordinariamente ricchi, giacché ritengono che la
frugalità accettata con gioia sia di per se un sovrabbondante
benessere.
Tra di loro invano si cercherebbe un fabbricante di frecce,
di giavellotti, di spade, di elmi e di corazze o di qualsiasi
strumento di guerra o di altri oggetti che, sia pur pacifici
potrebbero essere usati per far male. Respingendo tutto ciò
che potrebbe eccitare la loro cupidigia, neppure pensano di
seguire la benché minima idea di commercio o di navigazione.
Fra di loro non esistono schiavi, tutti sono liberi e si aiutano
vicendevolmente. Non solo condannano i padroni come ingiusti
perché ledono l'uguaglianza, ma anche come empi poiché
violano la legge naturale che ha generato e nutrito tutti
gli uomini allo stesso modo, come una madre, facendone veramente
dei fratelli, non di nome, ma nella realtà. Questa
parentela fu lesa dalla cupidigia che le ha inferto colpi
mortali, mettendo l'inimicizia al posto dell'affetto, l'odio
al posto dell'amore. (Questi principi comunisti, che poi saranno
fatti propri dai cristiani, furono alla base del successo
che riscossero le comunità essene da parte dei diseredati
che si unirono a loro. Il Sermone della Montagna, che veniva
predicato dai Nazir esseni, poi riportato nei vangeli canonici,
ne esprimeva sostanzialmente tutti i concetti).
<<Studiano con grande impegno il comportamento morale
servendosi costantemente delle leggi dei loro padri, quelle
leggi che l'anima umana non avrebbe potuto concepire senza
una divina ispirazione. (In questa frase di Filone si può
comprendere l'evoluzione religiosa che ha portato i giudei
esseni a seguire i principi spiritualistici pagani pur conservando
come base della loro vita sociale le leggi ebraiche del Pentateuco
-Thora-).
<<In queste leggi s'istruiscono in ogni tempo, ma soprattutto
nel settimo giorno. Il settimo giorno è considerato
sacro e in esso si astengono da tutte le altre occupazioni
per radunarsi in luoghi sacri che chiamano sinagoghe.
Generalmente, tra di loro l'insegnamento è impartito
per mezzo di simboli secondo un'antica tradizione. (Gabala).
Prima di tutto non v'è alcuna casa che sia di proprietà
di una persona: ogni casa è di tutti. Giacché
al fatto che abitano in confraternite, la loro casa è
aperta a tutti i visitatori, da qualsiasi parte giungano,
che condividono le loro convinzioni.
In secondo luogo hanno una cassa per tutti e le spese sono
comuni: in comune sono i vestiti, in comune è preso
il vitto, avendo essi adottato l'uso dei pasti in comune .
( Questi pasti in comune, detti “Agapi” o “fractio
panis”, venivano praticati dagli esseni per imitare,
ripeto, “soltanto imitare” nella forma più
esteriore quei riti pagani nei quali veniva celebrato il sacramento
dell'Eucaristia). (confr.I Cor. 11,20).
<<Una maggiore realizzazione dello stesso tetto, dello stesso genere di vita e della stessa mensa invano si cercherebbe altrove. Giacche tutto ciò che ricevono come salario giornaliero del lavoro non lo conservano in proprio, ma lo depongono nel fondo comune, affinché sia impiegato a beneficio di tutti quanti desiderano servirsene. (Filone. Quod omnis probus sit liber).
Giuseppe Flavio
Giuseppe Flavio, storico contemporaneo, figlio di un sacerdote ebreo e lui abilitato alla celebrazione dei culti, dopo aver partecipato alla guerra del 70 come ufficiale dell'esercito rivoluzionario, fatto prigioniero in Galilea, fu portato a Roma dove scrisse su ordinazione dei romani la storia del popolo ebraico in due volumi, La Guerra Giudaica e Antichità Giudaiche, nei quali cercò di dimostrare che l'ebraismo era superiore alle religioni pagane, così parla degli Esseni:
<<Gli esseni in particolare hanno fama di praticare
la virtù. Ebrei di nascita, sono più degli altri
legati da mutuo affetto.
Costoro respingono i piaceri come male, mentre guardano come
virtù la temperanza e il non cedere alle passioni.
Per se stessi sdegnano il matrimonio, ma adottano i figli
altrui mentre sono ancora arrendevoli ai loro ammaestramenti.
Li considerano come parenti e li modellano secondo i loro
costumi. Essi non aboliscono però il matrimonio e la
propagazione della specie che da esso ne deriva ma si guardano
dalle donne licenziose e sono persuasi che nessuna serbi fedeltà
a un uomo solo.
Dispregiatori della ricchezza, è presso di loro ammirevole
la vita comunitaria. Invano si cercherebbe tra essi qualcuno
che possegga più degli altri. C'è infatti una
legge che impone a quelli che entrano di cedere il proprio
patrimonio alla corporazione in maniera che in nessuno di
essi non possa apparire l'umiliazione della miseria o l'alterigia
della ricchezza, ma un'uguaglianza che li renda fratelli.
Non abitano in una sola città, ma in varie città
prendono domicilio in molti. Ai membri della setta che giungono
da fuori concedono libero uso di tutte le loro cose come se
fossero essi proprietari. Per questo, quando compiono i viaggi,
non portano con se assolutamente nulla eccetto quelle armi
che gli servono per difendersi dai briganti. Del resto in
ogni città viene eletto un commissario della corporazione
per gli ospiti che provvede ai vestiti e ai viveri.
Quanto al vestire e al comportamento essi assomigliano a giovani
bene educati sotto rigorosa disciplina; non cambiano né
vestiti né sandali se prima non sono del tutto consumati
e lacerati dal tempo. Fra di loro non comprano e non vendono
alcunché, bensì ciascuno cede il suo a chi ne
ha bisogno, e ne riporta in cambio qualcosa che gli serve.
La loro pietà verso la divinità ha una forma
particolare: prima del sorgere del sole non proferiscono alcunché
di profano, ma recitano dette preghiere verso di esso quasi
a supplicarlo di spuntare.
Dopo di ciò ognuno è invitato dai sovrintendenti
al mestiere che esercita a recarsi al lavoro. Dopo aver lavorato
energicamente fino all'ora quinta ( le 14), si radunano e
cintisi di un indumento di lino si lavano il corpo con acqua
fredda. Dopo questa purificazione, vanno in un edificio particolare
dove non è permesso di entrare a nessuno che non sia
della loro fede.
Dopo che si sono seduti in silenzio, il panettiere serve i
pani per ordine e il cuciniere distribuisce a ciascuno una
sola vivanda. Il sacerdote premette al pasto una preghiera,
e nessuno può iniziare a mangiare prima che essa sia
finita. Dopo aver mangiato aggiunge un'altra preghiera in
maniera che Dio sia venerato come dispensatore di vita sia
all'inizio che alla fine del pasto. Deposte le vesti che avevano
indossato per il pasto, dato che esse sono sacre, tornano
nuovamente al lavoro fino alla sera. La cena si svolge come
il pranzo ed è in essa che si uniscono a loro gli ospiti
di passaggio.
Sono dominatori dell'ira, moderatori delle passioni, padrini
della fedeltà, promotori della pace.
Dando ad ogni loro affermazione il valore di un giuramento,
si astengono dal giurare nella convinzione che il giuramento
sia di per se peggiore dello spergiuro dal momento che si
prende Dio come testimone per essere creduto. Hanno una cura
straordinaria degli scritti antichi, scegliendo principalmente
quelli che riguardano il profitto dell'anima e del corpo.
Studiano come guarire le malattie attraverso le radici e le
pietre.
Coloro che chiedono l'accesso alla setta non ne ottengono
il consenso immediato. Al postulante impongono per un anno
la stessa disciplina dopo avergli consegnato una piccola scure,
la cintura sopra menzionata e una veste bianca. Se il novizio
avrà dato prova di virtù, allora viene promosso
ad un grado superiore attraverso un ulteriore lavaggio (di
cervello. n.p.) eseguito con acque considerate più
pure. Sarà accolto nella società con tutti i
diritti (quali diritti possono avere degli uomini ridotti
alla schiavitù dal plagio?) dopo due anni se si sarà
dimostrato degno di farne parte.
Disprezzano i pericoli e superano i doloro attraverso la riflessione.
Quando giunge con gloria, considerano la morte migliore della
vita. I loro spiriti, del resto, furono sottoposti ad ogni
genere di prove dalla guerra contro i romani, durante la quale
furono contorti, bruciati e fratturati, fatti passare sotto
ogni strumento di tortura, affinché bestemmiassero
il loro Dio legislatore oppure mangiassero alcunché
che la loro religione considerava illecito, ma rifiutarono
ambedue le cose. Neppure adularono mai i loro tormentatori
né mai piansero.
Sorridendo, anzi, tra gli spasimi e rivolgendosi ironicamente
verso coloro che lo torturavano, affrontavano la morte come
coloro che stavano per riceverne un'altra. (Sono questi quegli
essenti che la Chiesa ha cercato in tutti i modo di far sparire
dalla storia per poterci mettere al loro posto i suoi fantomatici
martiri cristiani).
Infatti, è ben salda in loro l'opinione che i corpi
sono corruttibili e instabile è la materia, mentre
le anime vivono in eterno. (Sarà su questo principio
di corruttibilità della materia che non può
addirsi a un dio, che gli esseni gnostici costruiranno nel
II secolo un Salvatore disceso sulla terra prendendo dell'uomo
soltanto le apparenze).
<<Esiste pure un altro gruppo di Esseni che per genere
di vita, per abitudine e per legislazione dissentono dagli
altri sulla questione del matrimonio. Ritengono infatti coloro
che non si sposano recidano una parte importantissima della
vita, e cioè la propagazione della specie, tanto che
se tutti adottassero la stessa opinione favorevole al celibato
ben presto scomparirebbe il genere umano (Guerra Giud. cap.IV.
pag. 57).
Filone e Giuseppe Flavio, entrambi ebrei, erano essi stessi
degli esseni spiritualisti? Tutto fa supporre di si da come
hanno cercato di farli passare per persone spirituali e pacifiche
per separarli dai quei rivoluzionari che in altri passi hanno
trattato da criminali terroristi. Supposizione questa che
trova anche conforto da quel viaggio che fece Filone nel 52
per recarsi a Roma col fine di intercedere pietà presso
l'imperatore Claudio riguardo le persecuzioni contro gli Esseni.
(Il risultato fu nullo).
Il motivo per cui sono stati riportati questi due passi è quello di dimostrare, attraverso un confronto che si farà più avanti con i testi sacri, la non esistenza dei cristiani nostrani in quel periodo del primo secolo nel quale sono stati introdotti dalla Chiesa come testimoni del suo primo cristianesimo.