Luigi Cascioli

Ateismo attacca cristianesimo con una denuncia contro la Chiesa Cattolica sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, e imposta con la violenza dell'inquisizione e il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo e altre superstizioni.

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Giovanni il Nazoreo

Dopo aver visto come i componenti della banda dei Behenerghes furono trasformati in pacifici discepoli attraverso la manipolazione dei loro nomi, ( Barjiona in figlio di Giona, Iscariote in nativo di Ekariot, Qananite in abitante di Cana ecc.ecc.), passiamo ora alle contraffazioni che i cristiani operarono su Giovanni per trasformarlo in Gesù.

IL NOME: Il nome di Giovanni, sostituito con quelli generici di Cristo (Kristos nel significato di Unto) e di Signore, fu definitivamente tramutato in quello di Gesù intorno all'anno 180 da quanto risulta da un libbro di Celso* ( Il Vero Discorso) nel quale egli dice dice: "Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate".

* ( Celso, filosofo platonico del II secolo celebre per la sua critica contro il cristianesimo).

Infatti nelle prime edizioni dei vangeli di Matteo, Marco e Luca usciti negli anni sessanta del II secolo, il Messia veniva ancora connotato con gli appellativi generici di Cristo e di Signore. I cristiani, non potendogli attribuire un nome proprio, quale potrebbero essere Pasquale, Liborio o Anacleto, un nome cioè che non essendo mai esistito nell'era messianica avrebbe fatto sprofondare nel ridicolo tutta la loro costruzione, gli dettero quello di Josuha (Gesù) che in realtà, significando genericamente "Colui che Salva", solo apparentemente lo toglieva dal suo anonimato. Non c'è bisogno di spiegazioni per comprendere che un conto sarebbe stato sostenere l'esistenza di un Messia che, privo di un nome proprio sarebbe potuto sfuggire ad ogni controllo storico, e un conto sarebbe stato sostenere l'esistenza di un qualcuno che, di punto in bianco, veniva presentato sotto un nome proprio che per essere sostenuto avrebbe chiesto una documentazione specifica. Questo nome, accettato dalla massa plebea che nella sua ignoranza non si poneva problemi etimologici, fece invece ridere gli oppositori che, messo in evidenza l'inghippo ( come nel caso sopraccitato riguardante Celso), accusarono ancora una volta i teologi cristiani di sfrontatezza e di truffa. Il tempo con il suo oblio e le repressioni usate dai cristiani contro i loro avversari fecero sì che il nome di Gesù, acquisito lo status di nome proprio, fu adottato come tale pur esprimendo in realtà lo stesso significato di Soter che veniva attribuito genericamente alle divinità pagane le quali avevano, nondimeno, anche un nome proprio. Praticamente i cristiani dettero un nome al loro Messia ricorrendo allo stesso trucco che usarono i redattori della Bibbia quando nel sesto secolo attribuirono al loro Dio il nome di Yahvè che, significando "Io sono", permetteva loro di difenderne l'esistenza attraverso l'anonimato. (È proprio il caso di dire: quale il padre, tale il figlio!).

Eluso così il problema del nome sostituendo con Gesù quello di Giovanni che veniva ricordato dalla tradizione, rimanevano da contraffarre gli appellativi di Galileo e di Nazoreo il cui significato zelota avrebbe contrastato decisamente con la natura religiosa e pacifica del loro costruendo Messia. Essendo impossibile sopprimerli, gli dettero altri significati ricorrendo alla frode come avevano fatto con gli altri nomi dei componenti della banda dei Boanerghes.

Se l'appellativo di Galileo fu agevolmente fatto passare per "abitante della Galilea", l'altro, cioè quello di Nazoreo, si mostrò particolarmente difficoltoso. Il primo tentativo che fecero per togliergli ogni significato rivoluzionario, da quanto risulta dalle documentazioni, fu quella di farlo dipendere da una profezia ricorrendo all'annuncio che l'angelo aveva dato alla moglie di Manoach: << Tu concepirai e partorirai un figlio che sarà Nazireo fin dalla Nascita >>, annuncio che però rapportandosi troppo palesemente a Sansone fu scartato per essere sostituito dalla profezia di Michea che, riferendosi alla nascita del futuro re d'Israele, così si esprimeva: << Un virgulto nascerà a Betlemme dal tronco di Iesse che sarà destinato a governare sul popolo di Dio>>. Se avevano preso questa profezia per giustificare il perché Gesù avesse l'appellativo di Nazoreo fu per il fatto che la parola "virgulto" (netzer) e la parola Nazir, scrivendosi entrambe in ebraico con le lettere n z r, avevano le stesse consonanti. (Nella lingua ebraica, come la fenicia e l'antica egiziana, le parole venivano scritte riportando soltanto le consonanti. Esempio: ragione = r g n, oppure verità = v r t ).

Se questa soluzione fu anch'essa non ritenuta accettabile non dipese tanto dal fatto che appariva troppo immaginaria e pressoché impossibile a sostenersi quanto perché anche essa, come la prima, non poteva essere applicata a Gesù essendo rivolta ad altro pesonaggio, cioè a Davide, figlio di Iesse.

Quindi, dopo aver cercato inutilmente nella Bibbia un passo che potesse giustificare in qualità di profezia l'appellativo di Nazoreo ricorsero ancora una volta all'espediente geografico mettendolo in connessione con la città di Nazaret come Qananite e Iscariota che avevano fatto derivare da Cana e da Keriot. E sarà proprio con l'impianto di questo ennesimo imbroglio che i falsari ci forniranno la prova definitiva e inconfutabile che Gesù, personaggio mai esistito, non è altri che la controfigura di Giovanni.

Tutti e quattro i vangeli canonici fanno dipendere il nome Nazoreo (Nazareno) dalla città di Nazaret affermando che fu il paese nel quale Gesù crebbe e si formò durante quei trenta anni che precedettero le sue prediche. Poichè è da Nazaret che trarreremo la prova conclusiva per dimostrare che Gesù in realtà è Giovanni, fermiamoci a esaminare questa città che risulta essere completamente differente da come la riportano i vangeli. Perchè la città di Nazaret situata in pianura e lontana dal lago di Tiberiade viene invece descritta nei vangeli costruita sopra un monte e in riva a un lago?

La risposta è semplice: perchè la città sita sul monte e posta in riva al lago è la vera città in cui visse il Messia riportato dalla tradizione su cui vennero costruiti i vangeli mentre l'altra, quella in pianura e distante quaranta chilometri dal lago è quella che i falsari usarono per giustificare l'appellativo Nazoreo. Praticamente questa contraddizione tra la descrizione che riportano i vangeli della vera patria del Messia e la città di Nazaret dipese dal fatto che i falsari, avendo costruito i quattro vangeli canonici a Roma senza conoscere la Palestina, commisero la grande leggerezza di raccontare i fatti secondo la tradizione che si riferiva a Giovanni, senza preoccuparsi di adattarli alla città di Nazaret che avevano scelto soltanto perchè attraverso il suo nome potessero giustificare l'appellativo di Nazoreo.

Leggendo i vangeli rimarchiamo che la città di Gesù non è affatto la Nazaret sita in pianura e distante quaranta chilometri dal lago di Tiberiade, ma bensì un'altra città che trovandosi su una montagna che sorge dal lago di Tiberiade, assume un carattere prettamente lacustre fatto di barche, di pescatori e di onde mosse dalle tempeste. Gli stessi apostoli sono tutti dei pescatori che Gesù trasforma in discepoli incontrandoli mentre ritirano le reti: "Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto nella sua patria insegnava nella Sinagoga. La gente del suo paese, riconosciutolo, si mise a parlare di lui. Gesù, udito ciò che dicevano, partì di là su una barca, ma visto che la gente restava sulla spiaggia guarì i malati e moltiplicò i pani e i pesci. Congedata la folla, salì sul monte e si mise a pregare. Dal monte vide che sotto, nel lago di Tiberiade, la barca degli apostoli era messa in pericolo dalle onde generate dal vento che si era improvvisamente levato" (Mt.13/53).

La stessa conferma sulla città di Gesù ci viene da Luca il quale ci parla pure di un precipizio:"Gesù si recò a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò secondo il suo solito, di Sabato nella sinagoga e si alzò a leggere...all'udire queste cose tutti furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero al ciglio del monte sul quale la città era situata, per gettarlo giù dal precipizio, ma egli passando in mezzo a loro se ne andò".(Lc.4-14/28). E ancora: "Quel giorno Gesù uscì di casa e, sedutosi in riva al mare (lago), si cominciò a raccogliere intorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca".(Mt. 13-1/2).

Anche Matteo riporta (Cap. 3-4): "Sentendo ciò che diceva, una gran folla si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero...salì poi sul monte, chiamò a se quelli che volle andassero dai lui... Entrò in casa e si radunò intorno a lui molta folla, al punto che neppure potevano prendere cibo. Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori lo mandarono a chiamare. Dopo aver spiegato chi fossero realmente i suoi parenti, uscito di casa, Gesù si mise ad insegnare di nuovo lungo il mare (lago)".

A questo punto, résici conto che la città dove si era allevato Gesù non poteva essere Nazaret che si trova a quaranta chilometri dal lago e situata in pianura, siamo andati a cercare da altre fonti quale fosse in realtà questa città sita in riva al lago di Tiberiade, posta su una montagna e circondata da precipizi.

La risposta ci è stata fornita da quel passo di Giuseppe Flavio che descrive la città di Ezechia, padre di Giuda il Golanitide e nonno di Giovanni il Galileo, detto il Nazoreo: "Ezechia era un Rabbi appartenente a famiglia altolocata della città di Gamala che era situata sulla sponda golanita del lago di Tiberiade. Questa città non si era sottomessa ai romani confidando nelle sue difese naturali. Da un'alta montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia davanti che di dietro, tanto da somigliare al profilo di un cammello (Gamlà); da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta pronuncia del nome chiamandola Gamala. Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro. Ma anche qui gli abitanti, scavando una fossa trasversale, avevano sbarrato il passaggio. Le case costruite sui pendii erano fittamente disposte l'una sopra l'altra: sembrava che la città fosse appesa e sempre sul punto di cadere dall'alto su se stessa. Affacciata a mezzogiorno, la sua sommità meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città, sotto di cui un dirupo privo di mura piombava in un profondissimo burrone". (Ant.Giud.)

Se questa è la città che i vangeli attribuiscono a Gesù, cos'altro si può concludere se non che Gesù fosse nato e vissuto a Gamala in Golanite e non a Nazaret in Galilea come la Chiesa vorrebbe darci ad intendere?
Se Gesù allora risulta essere di Gamala chi altri potrebbe essere se non Giovanni nipote del Rabbi Ezechia e figlio di quel Giuda il Galileo del quale così parla Giuseppe Flavio? << Un certo giuda, un Galaunide della città di Gamala, si gettò nella ribellione (Guerra del Censimento) istigando la Nazione all'indipendenza>>. (Ant. Giud. XVIII – 4).

Basta sostituire nei vangeli Nazaret con Gamala e tutto apparirà chiaro. Tutto ciò che ho scritto precedentemente, in fin dei conti, aveva il solo scopo di preparare i lettori a questa conclusione la cui evidenza non può essere respinta neppure da coloro che, resi testardi dalla fede, sono portati a negare le verità anche le più evidenti.

Comunque non finisce qui la dimostrazione della non esistenza di Gesù, poichè tante saranno le prove che porterò ancora per dimostrare di cosa sono stati capaci i falsari (i Santi padri della Chiesa) per costruire questa grande impostura che è il cristianesimo.


La nascita di Gesù.


Mancando di prove storiche, i cristiani testimoniarono la vita di Gesù servendosi esclusivamente delle profezie. Partendo dal presupposto che tutto ciò che viene annunciato dai profeti deve obligatoriamente avverarsi perchè originato da ispirazione divina, essi redassero i vangeli facendo dipendere le azioni di Cristo da frasi che, tratte dalla Bibbia e opportunamente adattatte, fecero passare per profezie.

A questo punto si dovrebbe parlare del fatalismo che, sopprimendo il libero arbitrio e rendendo quindi l'uomo non responsabile delle proprie azioni, farebbe apparire lo stesso Cristo un burattino in balia di un destino già prestabilito dalle Sacre Scritture. Ma poichè non sono qui per discutere la non esistenza di Dio ma soltanto quella di Gesù come personaggio storico, lascio il lettore libero di trarre le proprie conclusioni sulla "predestinazione" che, togliendo agli uomini la responsabilità nelle azioni, vanifica l'esistenza di un Dio che giudica secondo i meriti e i demeriti.

La nascita di Gesù, costruita come tutto il resto della sua vita su frasi ricavate dalla Bibbia, risulterà una congerie di contraddizioni, di menzogne e di superficialità. La natività ignorata sul principio dai quattro vangeli, se fu aggiunta soltanto nel del terzo secolo in quelli di Matteo e di Luca ciò dipese dalla necessità che ebbero i cristiani di giustificare attraverso una nascita terrestre l'umanizzazione del loro Messia di fronte alle critiche che gli venivano dagli oppositori che gli chiedevano come fosse possibile che Gesù avesse cominciato la sua attività di predicatore come uomo senza essere nato da una donna. Infatti tutti e quattro i vangeli canonici cominciavano presentando Gesù che iniziava la sua missione di predicatore partendo da Cafarnao in età adulta dando come sola giustificazione della sua esistenza umana quella voce che si era sentita venire dall'alto che diceva, mentre veniva battezzato da Giovanni Battista: <<Questi è il mio figlio prediletto che oggi ho generato>>. Come conseguenza della decisione che presero di dare a Gesù una nascita terrestre, risultando contradittorio questo concepimento che fino ad allora avevano fatto dipendere direttamente da Dio, cambiarono l'espressione "oggi ho generato" con "mi sono compiaciuto" come risulta nel vangeli odierni.

Se nel vangelo di Giovanni non parlarono della natività terrena dipese dal fatto che preferirono dargliene una teologica in qualità di "Verbo" per poter rendere il loro Messia "Logos" come lo era Mitra nella religione avestica.

Sulla nascita terrestre di Gesù si pose subito un grosso problema: farlo nascere a Betlemme, secondo quanto diceva la profezia di Michea, che lo voleva Betlemita (Da te, Betlemme, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giudea, uscirà colui che deve essere il dominatore d'Israele) (Mc.V-1), oppure a Nazaret che era la città da cui avevano fatto dipendere l'appellativo Nazareno? Per soddisfare allora queste due esigenze, l'una che lo voleva Betlemita e l'altra Nazareno, i costrutori dei due vangeli, quello di Matteo e quello di Luca, lavorando separatamente secondo la proria fantasia, dettero ciascuno una propria versione sì da far risultare le due nascite l'una differente dall'altra.

Natività secondo il Vangelo di Matteo: Per soddisfare la profezia di Michea che lo voleva bettelemita e l'esigenza di giustificare il suo appellativo di Nazareno, Matteo, dopo aver fatto nascere Gesù a Betlemme, lo trasferì a Nazaret dove vi rimase come residente per il resto della vita.

Per comprendere lo stratagemma, nell'insieme piuttosto macchinoso, a cui ricorse Matteo per giustificare il trasferimento da Bettelemme a Nazaret, la cosa migliore è seguire i fatti secondo come il Vangelo li racconta: "I re Magi che avevano portato oro, incenso e mirra erano appena ripartiti quando un angelo apparve a Giuseppe e gli disse di partire subito in Egitto perché Erode, saputo che era nato colui che avrebbe regnato su Israele, cercava il bambino per ucciderlo. Giuseppe, presi con se Gesù e la madre, fuggì in Egitto perché ritornando poi dall'Egitto si potesse adempiere ciò che il profeta aveva detto: <<dall'Egitto ho chiamato il mio figlio >>.

"Il re Erode per essere certo di eliminare il bambino ordinò di uccidere tutti i maschi di Bettelemme e dei sui territori dai due anni in giù. Questa strage adempì ciò che era stato detto dal profeta Geremia: << Un grido è stato udito in Rama, Rachele, la cui tomba è a Betlemme, piange i suoi figli e non vuole essere consolata (?!) >>. Morto Erode, un angelo del Signore disse a Giuseppe che era in Egitto che poteva ritornare a Betlemme perché colui che insidiava suo figlio era morto. Durante il viaggio di ritorno, Giuseppe, saputo che il posto di Erode era stato preso dal figlio Archelao, crudele quanto il padre, per un principio di prudenza, fermatosi in Galilea, andò ad abitare nella città di Nazaret perché si compisse ciò che era stato detto dai profeti: <<Sarà chiamato Nazareno>>". (Il commento sarà fatto dopo).

Natività secondo il Vangelo di Luca: Contrariamente al vangelo di Matteo, che faceva nascere Gesù a Betlemme perché Giuseppe e Maria vi erano residenti, in quello di Luca si dice invece che se Gesù nacque in questa città ciò dipese dal fatto che Giuseppe e Maria, residenti a Nazaret, vi si trovavano perchè obbligati a ritornarvi, quale loro città natale, per via di un censimento fiscale che era stato ordinato dal proconsole Quirino in seguito all'annessione della Palestina All'impero romano (è il censimento dell'anno 6 che dette luogo alla rivolta guidata da Giuda il Galileo padre di Giovanni).

Soddisfatta così la profezia di Michea, che voleva Gesù betlemita, con la nascita nella famosa grotta riscaldata da un bue e da un asino, Giuseppe e Maria ritornarono a Nazaret, loro città di residenza, che avevano momentaneamente lasciata per via del censimento.

Che entrambe le natività siano frutto di pura invenzione ci viene confermato, oltre che dal fatto già dimostrato che il personaggio evangelico, essendo originario di Gamala, non ha nulla a che vedere nè con Bettelemme né con Nazaret, anche dai tanti contrasti risultanti dai due vangeli e dalle innumerevoli insattezze e assurdità che in essi si riscontrano.

1) Le genealogie attribuite a Giuseppe nei due vangeli per dimostrare che suo figlio Gesù proveniva dalla stirpe di Davide, secondo quanto era stato annunciato dalle profezie, sono così differenti tra loro che sembrano riferirsi a due diverse persone. Oltre ai nomi dei componenti che sono così discordanti tra le due versioni da non essercene uno che sia uguale a quello dell'altra, i due alberi genealogici contrastano anche sul numero degli ascendenti che in Matteo risulta essere di 42 e in Luca di 56. Questa differenza numerica dipese dal fatto che le due genealogie non furono scritte secondo un criterio di oggettività storica, ma seguendo un'imposizione che veniva dal numero 14 della cabala ebraica di cui esse, nel totale degli ascendenti, dovevano essere i multipli. La differenza, quindi, dipese dal fatto che mentre Matteo moltiplicò questo numero per tre (42), Luca lo moltiplicò per quattro (56). (Ognuno tragga le proprie conclusioni nel giudicare i principi su cui sono basate le verità evangeliche!).

2) Le date a cui le due nascite si riferiscono hanno uno scarto di almeno undici anni dal momento che il Vangelo di Matteo pone la nascita prima della morte di Erode (Avvenuta nel -4) e il Vangelo di Luca la pone sotto il censimento che avvenne nel +6. (Questo è il caso per ricordare che la Chiesa ci presente Matteo come testimone oculare e Luca come colui che venne a conoscenza dei fatti direttamente da Maria avendola personalemete conosciuta)

3) Mentre Matteo dice che Maria partorì a Betlemme, in casa sua, perché vi era residente al momento del parto: "I re Magi, entrati nella casa di Giuseppe, videro il bambino e Maria sua madre e l'adorarono", Luca, affermando invece che Giuseppe e Maria si era recatati a Betlemme per via di un censimento, fa nascere Gesù in una stalla perchè mancando di una casa propria non avevano trovato nessuno che li ospitasse: "I Magi andarono a Betlemme e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia di una grotta dove c'erano un bue e un asinello che lo riscaldavano, intorno tanti pastori che portavano i loro doni e sopra, dall'alto, una moltitudine di angeli che cantava: <<Gloria a Dio nel più alto dei cieli >>".

4) Gli episodi riguardanti la strage degli innocenti ordinata da Erode, la Fuga in Egitto e la visita dei re Magi sostenute da Matteo, risultano del tutto ignorati nel vangelo di Luca.

5) Il trasferimento della Sacra Famiglia da Nazaret a Betlemme a causa del censimento fiscale è quanto mai inverosimile e palesemente pretestuoso sapendo che, secondo le leggi romane, i cittadini dichiaravano i loro redditi presso gli uffici fiscali della città dove svolgevano la loro attività, cioè dove avevano la residenza, e non in quelli della città dove erano nati. Inverosimiglianza e pretestuosità che vengono confermate dal viaggio che fanno sostenere a Maria che non trova nessuna giustificazione dal momento che, sempre secondo le leggi romane, "dovevano presentarsi alle autorità fiscali soltanto i capi famiglia tanto che espressamente veniva specificato nell'editto che le donne sposate erano esentate se rappresentate dal marito".

6) Un'altra assurdità, inventata per costruire la trama evangelica, è quella di Erode che: "chiamati i tre re Magi in disparte, si fece dire con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli. <<Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando lo avrete trovato, fatemelo sapere che anch'io andrò ad adorarlo>>" (Mt. 2/7).

Come si può credere che Erode, sicuramente il più potente re esistito in Palestina durante il tempo dei romani, che disponeva, come risulta dai documenti, di una perfettissima organizzazione informativa per difendersi dai rivoluzionari del Partito Nazionalista Giudaico e da quanti avrebbero potuto congiurargli contro, avesse bisogno di tre re stranieri di passaggio per sapere se era nato il Messia a Betlemme, quel Messia della cui nascita tutti erano a conoscenza nella Giudea per l'annuncio dato ai pastori dagli angeli che volavano a stormi nel cielo cantando alleluia, alleluia? Come è possibile che tutti fossero edotti sul luogo della nascita del re dei re indicato da una stella tanto luminosa da essere vista dal lontano Oriente, tranne che Erode e i suoi cortigiani? Stando a quanto riportano i vangeli che i re Magi per sapere dove si trovasse il re dei Giudei si rivolsero agli abitanti di Gerusalemme (Mt. 2/1) non sarebbe stato sufficiente a Erode per sapere dove fosse il suo rivale uscire dalla reggia e chiedere al primo che avrebbe incontrato?

E' chiaro che siamo nel pieno di una favola, per giunta anche demenziale, fatta di personaggi puramente immaginari come i re Magi che sono stati intromessi soltanto perché attraverso i doni dell'oro, dell'incenso e della mirra, che erano i tre elementi che venivano offerti a Mitra, potessero perseguire quel programma che si erano prefissi di sostituirsi alla religione avestica nella mentalità popolare rendendo le due credenze il più possibile simili fra loro. E fu sempre per raggiungere questo scopo che fu fatto nascere Gesù in una grotta come erano stati fatti nascere Mitra, Dionisio, Mammuz e tutti gli altri dei solari perchè potessero dimostrare attraverso una nascita avvenuta in un luogo privo di luce, la loro vittoria sulle tenebre, e in seguito, esattamente nel V secolo, trasferirono al 25 di dicembre, giorno natale di Mitra, la natività di Gesù che fino ad allora avevano festeggiato ai primi di marzo. Questo programma di conquista delle masse basato sull'assecondare il più possibile le credenze pagane per far loro assimilare il cristianesimo senza provocare dei traumi, la Chiesa continuò a seguirlo nei secoli che seguirono usando i templi pagani per celebrare i propri riti.

7) Il fatto poi di avere inviato la Sacra Famiglia in Egitto per dimostrare, attraverso l'espressione messa nella bocca di Dio: << Ho chiamato mio figlio dall'Egitto >>, che il loro Gesù era veramente il figlio di Dio, non è che un ulteriore prova dimostrante che i falsari che scrissero i Vangeli erano cristiani di origine pagana che ignoravano nella maniera più assoluta i significati contenuti nella Bibbia. Infatti la frase "ho chiamato mio figlio dall'Egitto" non si riferiva al Messia, come essi avevano creduto, ma al popolo ebreo che Dio, chiamandolo dall'Egitto, aveva liberato dalla schiavitù dei Faraoni. Quindi, stando così le cose, sarebbe stato molto più opportuno per loro se Gesù lo avessero lasciato a Betlemme dove era nato evitandogli quel viaggio in Egitto che, oltre ad aver dimostrato la loro ignoranza biblica, ci ha fornito la prova definitiva della loro impostura facendo fermare Gesù a Nazaret per trasformarlo da Nazoreo in Nazareno.

A questo punto, considerate le discordanze esistenti fra i due vangeli, sarei curioso di vedere la reazione di Matteo se gli si mostrassero i presepi che si costruiscono oggi con un Gesù adagiato sulla paglia di una mangiatoia, dal momento che lui, quale testimone dei fatti, secondo quanto vuole darci ad intendere la Chiesa, fa partorire Maria comodamente nel letto di casa sua!

Finito con la natività, Luca passa a raccontarci della circoncisione di Gesù, circoncisione che invece è ignorata da Matteo. Di questa cerimonia Luca ci racconta praticamente tutto; ci parla di un certo Simeone, uomo giusto, che onorò il bambino con parole che gli furono dettate dallo Spirito Santo, ci riferisce di Anna la profetessa e si sofferma persino sulle due colombe bianche dicendoci che furono sacrificate sull'altare secondo la legge di Mosè (schiacciamento della testa con l'unghia del pollice), ma non ci dice nulla di colui che raccolse il prepuzio e lo conservò perché i posteri potessero venerarlo nella teca che attualmente si trova presso il convento delle Orsoline a Charroux, in Francia. A parte la scena comica di queste suore caste e vereconde che immaginiamo arrossire mentre pregano inginocchiate davanti a un pezzo di membro, quello che più suscita ilarità è che, oltre questo prepuzio venerato a Charroux, ce ne sono nel mondo cristiano ben altri cinque che vengono gelosamente conservati e incensati come reliquie nelle loro custodie dorate. A titolo informativo dirò che le reliquie vengono esposte una volta all'anno ai fedeli che, passandogli davanti, le baciano attraverso il vetro. (Sembra che le Orsoline di Charroux lo facciano più spesso!).

Ma questo è niente di fronte al problema teologico sorto in seguito all'interrogativo: "Se Gesù ha lasciato il suo prepuzio sulla terra, è asceso in cielo nella completezza o nell'incompletezza del suo corpo?" Per sapere come la Chiesa ha accomodato questo dilemma non c'è che da rivolgersi ai domenicani o ai gesuiti che sono specializzati nel risolvere i problemi teologici!

Terminato il racconto sulle nascite, sia Matteo che Luca proiettano Gesù a Cafarnao all'età di trent'anni facendogli cominciare il ciclo di prediche esattamente come aveva affermato Marcione nel suo vangelo con la sola differenza che il loro Cristo si presenta in carne e ossa, mentre quello di Marcione aveva dell'uomo solo le apparenze.

A questo punto concludo con la Natività, anche se ci sarebbero da fare ancora un'infinità di altre puntualizzazioni (serie e comiche), chiedendomi se è mai possibile credere alla Chiesa quando afferma che questi due vangeli, così discordanti tra loro nei fatti anche più essenziali, furono scritti, quello di Matteo, da un testimone oculare, e l'altro, quello di Luca, da un apostolo che riportò le narrazioni "dopo aver eseguito accurate e scrupolose indagini?".

Prima di passare al prossimo capitolo che tratterà della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo voglio dare brevemente la spiegazione su come costruirono i personaggi di Giuseppe, padre putativo di Gesù, e di Maria, madre terrena e vergine.

Il nome di Maria, che deriva dall'ebraico Miriam, fu scelto perché è tra i più comuni nomi femminili della Bibbia e la verginità le fu tributata per il semplice fatto che tutti gli dei salvatori, sia delle religioni occidentali che orientali, erano figli di un dio che si era accoppiato con una donna vergine quali Horo, nato da Iside, Tammuz da Istar, Attis da Nana, Perseo da Dafne e Mitra da una vergine fecondata da Aura Mazda. Se poi consideriamo la nascita di Visnù dalla vergine Devaki possiamo rimarcare che la natività di Luca ne è la perfetta ripetizione: "La volontà di Dio si è compiuta. Vergine e madre salve! Nascerà da te un figlio che sarà il salvatore del mondo. Ma fuggi, poiché Kansa (il dio del male) ti cerca per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. I nostri fratelli ti guideranno dai pastori che stanno alle falde del monte Metu; è qui che metterai al mondo il figlio divino". Questa narrazione, tratta dai testi induisti, che ci ricorda la nascita di quel Messia della prima Apocalisse che fu partorito sulla terra da una vergine inseguita dal drago, ritrovandola nella natività di Luca in tutti i suoi dettagli, quali quelli riguardanti i pastori e Kansa, il dio del male che viene trasferito in quel re Erode che cerca il nascituro per farlo morire, non può essere che un'ulteriore conferma di quanto il cristianesimo sia un plagio delle altrui religioni.

Di conseguenza, per sostenere la verginità di Maria con chi altri potevano farla sposare se non con un uomo puro e casto capace di resistere alle tentazioni della carne? Siccome nella Bibbia l'uomo che veniva ricordato per la sua castità era Giuseppe, figlio di Giacobbe, (quel Giuseppe che viene elevato al rango di viceré d'Egitto) perché era riuscito a resistere alle ripetute tentazioni dell'avvenente moglie di Potifar, dettero per marito a colei che doveva rimanere vergine, un uomo che si chiamava Giuseppe, figlio, anche lui come l'altro, di un padre che si chiamava Giacobbe.

A questo punto possiamo riepilogare dicendo che anche se sono innumerevoli (anche troppe) le prove che Gesù non è altri che il prodotto di una trasformazione operata su Giovanni, figlio di Giuda il Golanite, quella decisiva, inoppugnabile e quindi inconfutabile ci è stata data dagli stessi falsari che eseguirono la trasformazione di Nazoreo in Nazareno perchè si adempisse la parola del profeta: << Non può restare nascosta una città posta sopra una montagna >>. (Mt. 5/14).

(Capitolo tratto da "LA FAVOLA DI CRISTO").