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Recensioni: La Morte di Cristo
Ho appena finito "la morte di cristo" e sono triste perché avrei voluto che non finisse più.
Ero dubbioso se leggerlo subito dopo lo splendido "la favola di cristo" perché avevo il timore che fosse ripetitivo, consapevole che trattava dello stesso argomento.
Invece ecco un altro capolavoro che va a completare il primo.
Anche questo libro è coinvolgente, puntiglioso, arguto e comprensibile nonostante la difficoltà di alcuni collegamenti tra le centinaia di scritti in cui ha dovuto navigare l'autore per trovare così tante falsità che dimostrassero la favola del cristianesimo e, praticamente, di tutte le religioni.
Ancora una volta mi son ritrovato spesso a ridere, soprattutto quando nel libro traspare la "stanchezza" di dover fornire così tante prove (agli ottusi) quando una semplice dose di buon senso renderebbe il tutto superfluo; ed è qui che la narrazione abbandona l'etichetta e si lascia andare alla schiettezza.
Questo libro, più del precedente, trasuda delle emozioni, delle sofferenze, della rabbia e della voglia di verità che deve avere provato suo padre, in tutti questi anni, a combattere contro l'insolenza del mondo religioso; credo però che lui abbia fatto davvero il massimo.
Io ritengo che se c'è un dio, l'unico che ha un senso storico, che è sempre esistito e compie miracoli reali e verificabili ebbene questo dio è la natura (da cui provengono tutte le religioni, le quali, con le dovute manipolazioni, hanno ottenuto il potere ed il controllo dei popoli creduloni). A mio parere solo colui il quale sta più a contatto con la natura e ne apprezza a fondo, rispettandola, l'enorme potenza (distaccandosi così dai falsi valori della civilizzazione) è imbevuto di vera spiritualità.
In poche parole contadino (perito agrario Luigi Calcioli)) batte prete (Bar-Baglia) 10 a 0 !
GRAZIE ancora.
Francesco Natoli - Roma
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Caro Luigi,
ho ricevuto il tuo libro "La morte di Cristo" e lo sto leggendo con critico e proficuo interesse.
Al termine del cap. VIII "Petronio", pagg. 98-100, mi è venuta spontanea la seguente considerazione:le balle raccontate nei vangeli dei cristicoli siano state artisticamente perfezionate con pennellate copiate di sana pianta da precedente letteratura.
Una prova ulteriore la possiamo cogliere anche dal romanzo di Caritone di Afrodisia: "Calliroe e Cherea". La citazione di Persio nella sua prima satira scritta nel 60 d.C., verso 134, dimostra a sufficienza che le vicende romanzesche erano ampiamente note e per di più in quel linguaggio chiamato coinè che sarà anche quello dei vangeli.
I termini che troviamo in questo romanzo sono a dir poco stupefacenti: gettare il dado... di buon mattino correre al sepolcro... la tomba vuota... non essere in grado pur riflettendo di comprendere la verità... toccare le bende... odore di aromi... spavento, tremore e un fuggir via... una bellezza neppure umana... risurrezione... piangere e star seduti accanto ad una tomba vuota... morta e veramente risorta... non chiamare col nome di dio chi non è neppure un fortunato mortale... rapida correre qua e là la fama di quanto era accaduto in...
Basta così.
Ti saluto, ti auguro di star bene e non desistere nel tuo lavoro.
Rolando Gaspari
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Carissimo Luigi,
sono Fabio.
Ho terminato il tuo magnifico libro "La Morte di Cristo". Ebbene questo nuovo lavoro, allegato al precedente "La Favola di Cristo" non può che costituire un vero e proprio terremoto volto a demolire le basi di quella religione assurda, falsa e sanguinaria quale è il Cristicolesimo. Il libro è certamente accessibile anche a chi non ha letto il tuo precedente lavoro, ma credo proprio che averli entrambi per smontare da una parte il ridicolo dio biblico e suo figlio mai realizzato nella storia, e dall'altra le testimonianze testamentarie ed extratestamentarie sulle quali la Chiesa si poggia per sostenere il suo mito, siano davvero degli studi indispensabili per capire cose sta davvero dietro a quella favola del dio crocifisso. I passi confutati, nella presuntuosa pretesa da parte del clero, di testimoniare l'esistenza di Cristo da parte dei contemporanei dell'epoca, vengono esposti e sistematicamente demoliti attraverso ragionamenti inattaccabili, confronti con la forma e il contenuto della presunta "prova" con il resto dell'opera dell'autore, una logica lucida e chiara e conclusioni che non possono che terminare con la "denuncia" di un ennesimo inganno ad opera dei falsari Cristicoli, ridicoli quando cercano di dare un minimo di storicità al loro eroe mai esistito. Il celebre "Testimonium flavianum", al quale la Chiesa maggiormente si aggrappava, viene smascherato per quello che è: un falso scandaloso. Dopotutto lo si capisce bene dal fatto che Giuseppe Flavio, morendo da ebreo che attendeva ancora il Messia, non poteva certo scrivere, riferendosi a Gesù "...se pure bisogna chiamarlo uomo", per il semplice motivo che se fosse stato convinto che era egli il Messia, si sarebbe certamente convertito alla nuova dottrina.
E così, tutti gli altri passi ai quali la Chiesa si appoggia, come Tacito, Svetonio, Plinio il Giovane, Mara Bar Serapion, Luciano di Samosada, Claudio, Petronio vengono inesorabilmente smascherati, demolendo totalmente le basi extratestamentarie sulle quali la Chiesa assieme ai ridicoli vangeli ha fondato la sua truffa millenaria. Il solo fatto che nel 19 "dei cristiani furono espulsi da Roma" e che quindi il termine cristiano al posto di riferirsi ai seguaci di Cristo, si riferisse a quegli ebrei unti e oleati, la dice lunga.
E poi, chi ha descritto degli storici dell'epoca, terremoti, eclissi, cadaveri che resuscitano alla morte di questo Cristo? Solo nelle favole idiote scritte per gente ignorante si può pretendere che i sogni teologici (come quelli di Bar-Baglia), si possano sostituire alla storia, fatta di eventi precisi e documentati. E riguardo al presuntuoso e arrogante studioso di teotontologia appena citato, che ha osato confutare le prove schiaccianti de "La Favola di Cristo", non potrei far altro che suggerirgli di mostrarci la sua fede idiota (quella fede che crede negli angeli liberatori come sostegno "razionale" alle basi storiche del Cristianesimo), di farci vedere come si cammina sulle acque, oppure meglio ancora, se mostrasse la gloria del suo dio, cercando di dialogare con un leone (come ha già fatto un fanatico cristiano, finito poi sbranato i leoni mi sa tanto che non credono in dio). Quanto ai vangeli, le maree di errori, contraddizioni, idiozie pure da microcefali, quali solo i cristicoli potevano essere, non sono che una maggiore prova portata nel tuo scritto, a favore del fatto che questo Gesù Cristo, sul cui nome SI SONO MASSACRATE E PERSEGUITATE MILIONI DI PERSONE, allo scopo "benefico" di "convertirle per la salvezza dell'anima", non è altro che una montatura, un'invenzione, un frutto della fantasia partorito da menti malate e assolutiste.
Proprio ieri sera sul programma di canale 5 "Matrix", era stato invitato come ospite un monsignore, di cui ora non ricordo il nome (meglio così a sentire le stronzate immani che diceva), per parlare di quella che oramai noi atei chiamiamo "la favola di Cristo".
E' davvero un atteggiamento antilaico e soprattutto bigotto, quello di invitare questi insulsi teotontologi che parlano dei loro "misteri, incarnazioni bla bla" e via dicendo, plagiando ulteriormente le poveri menti già deviate dei credenti. Sarebbe stato bello se ci fossi stato tu lì davanti per farlo tacere sulle idiozie che pronunciava ogni secondo, ma purtroppo nella trasmissione non c'è stata par condicio. Era solo lui che a raffica sputava da quella bocca ignorante un mare di assurdità imbecilli, seguito da quel baciapile d'un presentatore (Mentana) che annuiva ripetutamente con la testa ad ogni porcata vomitata da quel prete. Mah... che schifo!
Comunque, caro Luigi, grazie per questo altro lavoro maestoso che spalancherà sicuramente nuovi orizzonti per la lotta contro i maledetti assassini e impostori cristiani.
Grazie, da parte di tutti coloro che credono in questa battaglia nobile e necessaria.
Un saluto con affetto, Fabio.
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Caro Luigi,
la prova che trae la Chiesa da uno degli episodi che si trovano su "Satyricon" di Petronio è dir poco strabiliante nella sua demenza.
Ti invito a riportarla sul sito perché tutti possano rendersi conto di cosa sono capaci i preti pur di dimostrare l'esistenza storica di Gesù-Cristo.
Dal Capitolo VIII della prima parte de "LA MORTE DI CRISTO".
<<una matrona di Efeso, avendo perso il marito, seguì
il defunto fino al sepolcro.
Nella stesso tempo il governatore della provincia comandò
che fossero crocifissi dei criminali proprio accanto al sepolcro
nel quale la matrona stava piangendo sul cadavere del marito.
La notte seguente, quando il soldato, che era stato incaricato
a sorvegliare i crocifissi perché nessuno prendesse
i loro corpi per seppellirli, notò un lume splendere
tra le tombe e udì il gemito di qualcuno che piangeva.
Si avvicinò per sapere chi fosse e cosa facesse. Scese
nella tomba e tanto consolò bene la matrona che giacquero
insieme non solo quella notte, ma anche il seguente e il terzo
giorno, tenendo chiusa la porta del sepolcro.
Approfittando dell’assenza del soldato, i parenti di uno dei crocifissi presero il suo corpo e lo portarono via per seppellirlo. Quando il mattino il soldato vide una croce senza il cadavere, andò dalla donna e atterrito gli raccontò quello che era successo. Ella allora gli disse di prendere il cadavere del marito e di attaccarlo alla croce che era rimasta vuota. Il soldato, approfittando dell’ingegnosa idea della matrona, così fece e tutto si passò nel modo migliore>>. (Sat. CXI).
Per la Chiesa una testimonianza più chiara di così sulla storicità di Cristo non ci può essere <<Come si può negare che Petronio non conoscesse il processo e la morte di Gesù se ne ha riportato tutti gli estremi su questo brano del Satyricon? Il governatore che ordina la crocifissione dei delinquenti è Pilato, le tre notti che il soldato e la matrona passano dentro la tomba del marito a scopare sono i tre giorni nei quali Gesù restò sepolto e l’asportazione del corpo del marito dalla tomba per metterlo al posto del cadavere sottratto è la resurrezione di Gesù al terzo giorno della sua morte>>.
A parte il fatto che Gesù, stando agli stessi vangeli, è rimasto sepolto soltanto si e no 36 ore, se queste stronzate portate dalla Chiesa per dimostrare che Gesù è esistito non bastassero per capire quanto i preti abusino della demenza dei loro seguaci, possiamo portarne ancora un'altra, sempre tratta dal Satyricon, che si riferisce al testamento che fa un certo Eupolemo (uno dei personaggi del libro) promettendo di lasciare le sue ricchezze a chi mangerà pubblicamente le sue carni dopo morto (Sat. CXLI,2): <<La ricompensa di una ricchezza da parte di Eupolemo a chi mangerà le sue carni, dice la Chiesa , è un chiaro riferimento alla salvezza che aveva promesso Gesù a chi mangerà il suo corpo con il sacramento dell’Eucaristia>>.
Come si vede, siamo in piena pazzia.
Se non fosse per il male che questi ciarlatani hanno fatto, che stanno facendo e che, purtroppo, continueranno a fare, per quel senso di pietà e di pena che suscitano i dementi, sarei pure disposto, nella mia generosità di ateo, se riconoscessero le loro colpe e sparissero, non solo a perdonarli, ma addirittura a soddisfarli nell’ultimo loro desiderio, quello di volare in paradiso con un manico di scopa infilato sotto la coda.
Il sesso di Gesù
(Dal Cap. VI parte 2° de "LA MORTE DI CRISTO").
Leggendo il passo di Matteo (19,12) nel quale Gesù, spiegando ai discepoli chi sono gli eunuchi, dice: <<Vi sono eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca>>, se ci viene da chiederci se alluda a se stesso quale appartenente ad una di queste tre categorie, la risposta possiamo trovarla informandoci su quella forza soprannaturale chiamata “Mana” che si accumulava negli eunuchi in virtù della castità che praticavano.
Partendo dalla convinzione che ogni cosa esistente sulla terra, animale, vegetale o minerale che fosse, aveva un’energia interna (animismo), le religioni giunsero alla conclusione che gli uomini, pur possedendola tutti, si differenziavano comunque in quanto ce n’erano alcuni che, o per privilegio di nascita o per meriti acquisiti, ne avevano più degli altri. La causa a cui principalmente attribuivano l’incremento di tale forza interiore la facevano dipendere dalla continenza. Più un uomo si asteneva sessualmente e più egli si arricchiva di questa forza prestigiosa da cui facevano dipendere quei poteri magici che permettevano di invocare la pioggia, propiziare la buona raccolta (1), guarire i malati e di resuscitare i morti.
Secondo alcune religioni, il Mana rimaneva nel corpo e nell’anima del santone anche dopo morto tanto da permettergli di compiere prodigi attraverso influssi che inviava dall’oltre tomba.
Seguendo questa convinzione animista, molte furono le religioni, come oggi quella cristiana, che imposero ai sacerdoti l’astinenza sessuale perché acquisissero quei doni soprannaturali che gli avrebbero permesso di elevarsi al di sopra degli uomini per interporsi tra essi e Dio.
Per assicurarsi la castità assoluta, i preti di Cibele, Astarte e Artemide si tagliavano i testicoli con coltelli di silice. (Vedi su www.luigicascioli.it – “ARGOMENTI SUL SITO” Pag. Nudismo e Satanismo- Cap. Celibato dei preti).
Questa forza guaritrice miracolosa, quando raggiungeva il massimo di energia, poteva essere trasmessa dal sacerdote anche attraverso gli indumenti che indossava come nel caso riportato da Marco (5,25) nel quale appare evidente come la guarigione dell’emorroissa operato da Gesù sia dovuto al “mana” trasmessole dalla sua veste: “Una donna che da dodici anni soffriva di emorroidi, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: <<Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita>>. E all’istante le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: <<Chi mi ha toccato il mantello?>>…la donna gli si gettò davanti e disse tutta la verità. <<Gesù rispose: <<La tua fede ti ha salvato>>.
Confrontando il passo di Matteo, nel quale Gesù spiega la natura degli eunuchi, con il miracolo dell’emorroissa prodotto dalla forza guaritrice che esce dal suo mantello, cos’altro si può concludere se non che egli fosse un eunuco, ossia, tanto per rimanere nel mondo teotontologico-dottrinale nel quale viene assimilato all’agnello, un castrato?
Basterebbe, a questo punto, informarci su quello che è il comportamento degli eunuchi per farci un’idea piuttosto esatta della figura di Cristo, quella figura che, mancando di riscontri pratici, si è tanto cercato di ricostruirla attraverso la vacuità delle sacre Scritture.
Dal libro "La Morte di Cristo" pag. 211.
L'ASINO, FIGLIO DI UN'ASINA.
L'interpretazione di questa profezia di Zaccaria è certamente tra le più comiche:
"Esulta, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto, vittorioso e umile, cavalca un asino, un puledro figlio di un'asina". Zc. 9,9.
Matteo, trasferendo questa profezia a Gesù, la riporta nel modo seguente:
"Gesù disse ai discepoli: "Andate nel villaggio che vi sta di faccia e troverete subito legata un'asina col suo puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. Se qualcuno vi dirà qualcosa ditegli che servono al Signore per entrare a Gerusalemme e che ve li rimanderà presto". Questo avvenne affinché si adempisse quanto era stato annunciato dal profeta: "Dite alla figlia di Sion: ecco, il tuo re viene a te, mansueto, seduto sopra un asino e un asinello, figlio di una giumenta". I discepoli andarono e fecero come aveva loro comandato Gesù. Condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i loro mantelli ed egli vi si mise a sedere sopra". Mt. 21-17).
Praticamente, Matteo, credendo che Zaccaria si riferisse a due asini, fa entrare Gesù a Gerusalemme cavalcandoli entrambi come viene giustamente osservato da Regensburger (Neues Testament): "Nel testo profetico si parla di un puledro figlio di un'asina, cioè di un solo asino, in Matteo invece di due, cioè di un'asina e di un asinello, per cui, aggiungendo anche il fatto che i discepoli li sellarono entrambi distendendovi sopra i loro mantelli, appare chiaro che Gesù sedette contemporaneamente su due cavalcature".
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Caro Luigi,
Michael Baigent a pagina 241 del suo lavoro "Le carte di Gesù" scrive: Il problema di fondo, come spiega Burton Mack, docente di Cristianesimo dell origini alla Claremont School of Theology in California, è che l'originari movimento di Gesù è stato inglobato dalla mitoligia di Gesù.
Questo ha determinato una situazione instabile per la Chiesa, in quanto "il mitocristiano pretende di essere Storia e chiede ai propri adepti di credere nella propria autenticità". Ma se si riuscirà a trovare una spiegazione alternativa a questa miscela di storia e mitologia, allora "il Vangelocristiano si troverà in guai molto seri" e il Cristianesimo dovrà compiere una drastica revisione dei suoi punti di vista, perchè i Vangeli sono le fondamenta del "mondo mitico cristiano". Mack è molto diretto nelle sue critiche: "il mito di Cristo ha creato un universo immaginario molto più incredibile di qualsiasi altra cosa si possa incontrare nelle tradizioni su Gesù".
Ho appena terminato di leggere e "studiare" il tuo
lavoro: La morte diCristo, Cristiani e Cristicoli. (Studio
che tuttavia continua). Ho trovato
il lavoro, nelle sue argomentazioni, chiaro, coerente e preciso.
Le tue
prove in merito alla favola di Cristo sono una valida ed ineccepibile
spiegazione. Ecco perchè ho introdotto questa lettera
con il sopracitato
aggancio. Ed ecco perchè ammiro il tuo nobile lavoro
certamente non facile, osteggiato e poco gratificante. Non
facile, perchè su questo argomento sono troppo pochi
gli storici imparziali, liberi e non condizionati da pregiudizi
(anche se ce ne sono e crescono sempre di più) che
intraprendono l'immane fatica. Osteggiato, perchè è
un argomento continuamente inficiato da quella schiera di
teologi e dottori in Sacra Scrittura (ai quali interessa solo,
anche e soprattutto in senso economico, confermare i loro
ed altrui pregiudizi teologici - veri virus - di cui sono
fatalmente infettati!), che invade il campo presentandosi
in veste di storici impreparati, parziali e falsi e osteggiato
vieppiù
dall'emorme massa di creduloni ignoranti, veraforza del papato
romano, pronti a bruciare libri e uomini (se tornasse ad
esser loro ipocritamente permesso) e comunque a soffocarli
e denigrarli con la becera malizia della divina verità
di cui son sempre infallibili -per
vile amore di se stessi- ignoranti difensori. Poco gratificante;
come tutte
le grandi, lenti conquiste del progresso, sarà un'altra
umanità, più libera
e genuina a goderne i frutti.
Ho trovato particolarmente ben impostato il capitolo I (pagg.
157-169)della seconda parte, dove è più che
mai pregnante, nella chiara sintesi discorsiva, il problema
storico della gnosi. La madre gnosi! Giunta fino a noi con
la gran cazzata della Verità donde "la persecuzione
di coloro che hanno un altro credo è ovunque monopolio
del clero" (Henrich Heine).
Continuiamo a sviluppare l'argomento del relativismo di rivelazione,
come già fa qualche coraggioso e libero docente universitario
italiano
(riprendendo e sviluppando idee mai morte) invece che lasciarci
infinocchiare dalla paura della "Dittatura del relativismo",
ridotta
astutamente a dogma dal furbo pastore tedesco per poterla
combattere ad armi pari: le armi della Verità (la Sua)!
e così distruggere ogni possibilità di ulteriore
progresso democratico...
Abominio della desolazione. Hai ben centrato. Questo è
l'ebreo: un Dio, un Tempio, un Popolo. Soltanto sostituendo
il solo ed unico Dio-con-noi
scompaiono, ipso facto, un luogo per un tempio e un luogo
per un popolo. Non con il crollo dei muri!
Indovinate ed a proposito anche le inevitabili battute ironiche
che rendono piacevole la lettura movendo al sorriso...
Una volta questi poveri preti ci insegnavano che chi trasgredisce
UNA sola norma, anche se è osservante di tutte le altre,
è come le trasgredisse tutte! Bene, questo insegnamento
che essi ricavano dal luogo della loro presunta Verità
Assoluta, le Sacre Scritture, si ritorce contro i veri falsari
di sempre: essi stessi, i preti del Dio. "...si stabilì
in una città chiamata Nazaret.Si realizzava così
ciò che era stato detto dal Signore per mezzo dei profeti:
'Sarà chiamato NZR'". Sarà cioè
un RIVOLUZIONARIO IRRIDUCIBILE VIOLENTO IMPLACABILE COME IL
DIO GENERALE DEGLI ESERCITI (270 ricorrenze bibliche) TRE
VOLTE SANTO CHE LO FARA' APPARIRE.
E proprio i riferimenti biblici del termine NZR tradiscono
con chiarezza la falsità dell'uso in riferimento all'inesistente
Nazareth e nello stesso tempo forniscono la prova che è
possibile levare al Mito il perizoma e mostrare un povero
cazzo che sembra volerci supplicare con Caritone di
Afrodisia (prima del 60 d. C.): "non chiamate col nome
di dio chi non è
neppure un fortunato mortale!" Ab uno disce omnes. Da
un solo inganno, li comprendi tutti!
Rolando Gaspari
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Egr. dott. Tornelli,
perché, nella mattina della vigilia di Natale invece di “cantare e suonare” da solo a rai 3 la favoletta della vera nascita di Cristo in una grotta non ha chiamato uno storico serio a dibattere con lei? Davvero lei crede che parlando da solo possa avere più speranze di essere ancora credibile?
Lo sa, dott. Tornelli, che siamo alle porte del 2008 e il livello di istruzione della popolazione italiana rispetto agli anni 50 è cresciuto?
La sua esposizione è stata così patetica da fare tenerezza e sicuramente avrà commosso ancora qualche vecchietta di paese (quelle di città si sono documentate), ma per quanto tempo ancora lei e i suoi collegi vaticanisti pensate di incantare il mondo facendo passare una favola per fatto reale?
La prossima volta provi a chiamare Luigi Cascioli (noto cristologo autore di più opere sulla favola dei Vangeli), Giancarlo Tranfo (autore di un’opera di prossima uscita nonché di una ricerca storica pubblicata su www.yeshua.it), Emilio Salsi (studioso di straordinaria competenza di storia del cristianesimo delle origini) o chiunque altri abbia dedicato anni di studio alla favola neotestamentaria riuscendo a dimostrarne scientificamente l’assurdità.
Non le invio i nostri curriculum perché sarebbe troppo lungo, semplicemente la invito a digitare in “google” i nostri nomi per avere un’idea del guaio nel quale si può cacciare invitandoci ad un pubblico dibattito.
Già, a lei forse piace di più “giocare da solo” perché è più facile vincere…
Vuole sapere una cosa dott. Tornielli? A lei affidano di buon grado i microfoni delle tv mentre noi dobbiamo ancora lottare e sacrificare anni di vita per giungere alle orecchie di tutti, eppure da qualche tempo, forse anche grazie ad internet, stiamo riuscendo a rendervi la vita un po’ meno semplice e posso assicurarle che lo facciamo con gran piacere.
Non ci teme? Allora ci chiami, vedrà che divertimento…
Buona festa della “rinascita del sole”.
Giancarlo Tranfo
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*Recensione a cura di Gianmario Monaldo*
L'ultimo lavoro dato alle stampe da Luigi Cascioli ovvero
"La morte di
Cristo. Cristiani e Cristicoli" é denso di riferimenti
storici di fonte
sia testamentaria che extratestamentaria - anche recentissimi
come gli
ormai celebri, quanto poco conosciuti nei loro contenuti,
"Rotoli di
Qumran" rinvenuti nel 1947 - intende fare da seguito
e complemento al
precedentemente edito " La Favola di Cristo", di
cui si è ampiamente e
controversialmente occupata la critica, sia in sede nazionale
che
internazionale.
Va detto che il dettagliato indice del complesso ed articolato
studio è
compulsabile -- in italiano, inglese, francese e spagnolo
- sul sito
_www.luigicascioli.it <http://www.luigicascioli.it/>
e il sottotitolo,
va subito chiarito, riprende e sintetizza la tesi, già
esplicitata in
precedenti pubblicazioni dall'Autore, che nel primo secolo
è
documentalmente e storicamente provata solo l'esistenza di
comunità
essene (equivocate per cristiane) mentre dei cristiani (definiti
cristicoli dall'Autore) si hanno riscontri storici e documentali
solo
successivi. <http://www.luigicascioli.it/>_
L'Autore, tra le sue numerose contestazioni alla storiografia
ecclesiale, sostiene altresì e specificamente (pag.137)
che la prima
Apocalisse è stata scritta nel 68 e non nel 95 e risulta
essere "un’opera di
guerra che ripete nella maniera più fedele il programma
di sterminio di Roma esposto dagli esseno-zeloti nel "Rotolo
della Guerra"
ritrovato negli scavi di Qumran mel 1947. Essa ignora nella
maniera più assoluta tutto ciò che è
stato attribuito a Cristo. Ignora Pilato, la
crocifissione, i miracoli, la resurrezione, gli apostoli.
Essa,
disconoscendo tutti gli altri libri sacri che si riferiscono
al
cristianesimo, oltre che a dimostrare la sua natura giudeo-essena,
conferma che i vangeli e la maggior parte dei fatti riportati
negli Atti degli apostoli e nelle Lettere non sono stati scritti
nel primo secolo ma in date molto più tardive/".
Cascioli osserva anche che la croce latina con relativi chiodi
- secolare icona devozionale- non ha però alcun effettivo
riscontro nei differenti strumenti usati dagli ebrei e dai
romani in quell'epoca, precisando (pag.107) che "mentre
gli ebrei appendevano il condannato ad un palo (stauro) dopo
averlo ucciso per lapidazione, i romani lo fissavano all'impalcatura
da vivo" ovvero
legato al patibolo per le braccia e con i piedi appoggiati
per terra
(pag.101).
Le analitiche ed articolate tesi di Cascioli, sicuramente
non
riassumibili in sede di recensione, si trovano comunque sintetizzate
on line anche sulla Enciclopedia Wikipedia che sul sito _www.wikimedia.it
<http://www.wikimedia.it/>_ ricorda anche e preliminarmente
che il 13 settembre 2002 Luigi Cascioli aveva denunciato la
Chiesa nella persona di un suo parroco, in primis, per "abuso
della credulità popolare". Il procedimento, dopo
articolate vicissitudini, fu infine archiviato dal GIP che
ribadì le stesse motivazioni di una decisione precedente
chiosando che il parroco "si è limitato a sostenere
l'umanità, cioè l'essenza dell'uomo Gesù,
non già ad affermarne l'esistenza storica, come sostenuto
dall'opponente".Cascioli, sanzionato con una misura pecuniaria,
presentò quindi ricorso alla Corte europea per i diritti
dell'uomo di Strasburgo, che pare abbia (pilatescamente, per
usare un lessico consono al tema) ritenuto di chiudere la
pratica, senza entrare nel merito, presumibilmente per decorrenza
dei termini di presentazione della documentazione necessaria.
Sempre da Wikipedia apprendiamo che Cascioli si era dedicato
alla
ricerca sulla nascita di Gesù e sulle origini del Cristianesimo,
sintetizzandole ne "La favola di Cristo - Dimostrazione
inconfutabile
della non esistenza di Gesù", testo che ha poi
usato per sostenere le sue accuse in tribunale, allegandone
copia in atti, sostenendo la non esistenza storica di Gesù,
la cui figura sarebbe stata ricalcata nel secondo secolo su
quella di Giovanni di Gamala, un membro del gruppo ebraico
degli Zeloti, contiguo agli Esseni, nel contempo contestando
la fondatezza storica dell'Antico Testamento, inteso come
collazione di testi di provenienza disparata egiziana, babilonese,
mitraica e indù redatta a partire dal VI secolo a.C.,
in conseguenza della quale allegazione molte delle più
famose vicende bibliche risultano riconducibili ad altrettante
leggende presenti nelle principali religioni dell'epoca. Inoltre,
il termine "Nazareno", riferito a Gesù nei
Vangeli, è stato distorto dagli evangelisti in un inesistente
riferimento a Nazaret, mentre il significato reale sarebbe
quello di
"Nazoreo", cioè "Nazir", membro
iniziato dalla comunità essena in
preparazione di una rivolta ebraica contro l'Impero Romano.
Il
personaggio di Giovanni di Gamala presenterebbe notevoli analogie
con quello di Gesù: Cascioli richiama che egli era
figlio di Giuda il
Galileo - citato da Giuseppe Flavio - fondatore del movimento
ribellistico zelota e ucciso durante una sua rivolta antiromana
e che
aveva tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (Pietro),
come i
principali apostoli, sottolineando che effettivamente nei
vangeli si
parla esplicitamente dei fratelli di Gesù. Giovanni
di Gamala formò con essi una banda armata in rivolta
contro l'occupazione romana, ma fu catturato nell'orto del
Getsemani e crocifisso. Gli apostoli sarebbero stati nei fatti
degli armati guerriglieri, accoliti del movimento zelota e
chiamati banda dei Boanerghes: ad esempio Giuda Iscariota
deriverebbe il suo appellativo da sicario, mentre Simone zelota
denuncerebbe l'appartenenza alla omonima setta. Cascioli,
non contento degli shock culturali già causatici, afferma
che «Gesù non ebbe nel primo secolo e per tutta
la prima metà del secondo il significato di nome proprio»
basandosi sui lavori di quattro tra i maggiori storici non
cristiani (Plinio il Giovane, Giuseppe Flavio, Svetonio e
Tacito). Conclusivamente, anche il libro ultimo apparso di
Cascioli può rappresentare una lettura di vivo interesse,
sicuramente non noiosa, sia per credenti che per miscredenti
e/o agnostici.