Luigi Cascioli

Ateismo attacca cristianesimo con una denuncia contro la Chiesa Cattolica sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, e imposta con la violenza dell'inquisizione e il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo e altre superstizioni.

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Documenti della seconda metà del II Secolo (Vangeli Canonici)

Vangelo di Matteo

<<Scritto originariamente in Aramaico da Matteo, l'apostolo chiamato da Gesù al suo seguito distogliendolo dalla professione di esattore delle imposte, fu pubblicato tra il 40 e il 50>>. (Dalla Sacra Bibbia - ed. C.E.I.).
La falsità della data attribuita dalla Chiesa al vangelo di Matteo ci viene incontestabilmente confermata da quel passo nel quale Gesù minaccia gli Ebrei di aver ucciso Zaccaria, figlio di Baracchia, che così recita: <<...perché ricada su di voi (Ebrei) tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Baracchia, che avete ucciso tra il santuario e l'altare>>. (Mt. 23,35).
Sapendo da Giuseppe Flavio che l'assassinio di questo Zaccaria avvenne nel 67, cos'altro si può dedurre, oltre a rimarcare l'ignoranza di coloro che fanno recitare a Gesù, morto nel 33, un fatto che non poteva assolutamente conoscere, che la data in cui fu scritto il vangelo di Matteo non è quella del 40-50 attribuitagli dalla Chiesa ma bensì posteriore all'anno 67?
<<Basterebbe soltanto questo riscontro storico per dimostrare che i vangeli, oltre che ad essere stati scritti molto tempo dopo l'epoca ad essi assegnata, furono compilati senza il rispetto delle verità storiche da autori che, pur di costruire la figura di Cristo, gli misero sulla bocca parole assurde senza dubitare che avrebbero tradito, in un'epoca di minore credulità, la loro impostura e le loro invenzioni>>. (E.Bossi. Gesù Cristo non è mai esistito- Ed. La Fiaccola. pag. 99).

Dunque, dimostrato che la data attribuita dalla Chiesa è falsa, quando fu scritto in realtà il vangelo canonico di Matteo? Sapendo che gli fu attribuito intestato libricino databile, come abbiamo visto, tra il 135 e il 150 (vedi cap. precedente - Documenti della prima metà del II sec. “Pseudo vangeli di Marco e di Matteo”), ci verrebbe spontaneo di rispondere che fu scritto in questo periodo, se non considerassimo che Papia lo definì come una semplice raccolta di sentenze: <<Matteo riunì in aramaico alcune sentenze del Signore che ciascuno le tradusse come poteva>>.
Siccome il vangelo di Marco non può essere quello a cui si riferisce Papia perché è tutt'altro che una raccolta di sentenze ma una vera e propria biografia di Gesù, cos'altro si può dedurre se non che il canonico sia una riproduzione ampliata dello pseudo Marco e quindi posteriore al 150? Deduzione che ci viene confermata anche dal passo in esso contenuto che attribuisce a Pietro il primato sulla Chiesa che per quasi tutta la metà del secondo era stato invece riservato a Giacomo.
<<E ancora un'altra prova confermante la sua datazione posteriore al 150 ci viene dal passo “Tu es Petrus” che poteva essere stato scritto soltanto dopo che la Chiesa prese la decisione di togliere a Giacomo il primato sulla comunità di Gerusalemme, che tutti i documenti precedenti al 150 gli attribuivano, per passarlo a Pietro>> (Guy Fau. pag.92).

E ancora:

<< Il “Tu es Petrus” non può essere stato aggiunto nel vangelo di Matteo che dopo il 180 dal momento che è ancora ignorato da Ireneo in questa data >> (Las Vergnas- op. cit. pag.41).
Dunque è chiaro che il vangelo canonico attribuito a Matteo, essendo un ampliamento del libricino che era stato scritto tra il 135 e il 150, è stato redatto nella seconda metà del II secolo da falsari che non potevano essere stati testimoni di un Gesù dichiarato morto nell'anno trentatré.

Vangelo di Marco

Presentazione della Chiesa: <<Marco, collaboratore di Pietro, che lo predilesse tanto da chiamarlo “suo figlio”, lo scrisse intorno al 65 per i fedeli di origine pagana; secondo la tradizione, per i cristiani di Roma>>. (C.E.I.).
Anche se tutti gli esegeti sono d'accordo a ritenere che il vangelo di Marco sia uscito prima di quello di Matteo per la ragione che quest'ultimo lo ricopia in numerosi passi, esso è comunque da collocarsi ad una data posteriore al 150 per gli stessi motivi che sono stati portati per il vangelo di Matteo: il redattore è a conoscenza della disfatta di bar Kocheba (135) e Papia, vescovo di Geropoli verso il 150, dimostra di conoscerlo allorché lo qualifica come una raccolta di reminiscenze riportate senza alcun ordine cronologico: <<Marco, interprete di Pietro, redasse esattamente ma senza ordine ciò che ricordava delle parole del Signore>>.
Basterebbe soffermaci su questa definizione di Papia per determinare la tardività del vangelo di Marco. Cos'altro si può dedurre da essa se non che il vangelo dichiarato canonico dalla Chiesa sia una derivazione dello pseudo-Marco, dal momento che esso, oltre che a riportare una biografia di Gesù, risulta anche essere il più ordinato di tutti i vangeli?
<<Il vangelo a cui si riferisce Papia dichiarandolo una raccolta di sentenze riportate senza alcun ordine non può essere quello che la Chiesa ci propone, perché nessuno dei vangeli ha un piano più coerente e studiato di quello di Marco>> (Goguel - Intr. al Nuovo Vangelo).
<<Il vangelo di Marco è così ordinato che le sue parti, ben distinte fra loro, sono a loro volta divise per tre o in multipli di tre; Gesù è oltraggiato alle ore 3, condotto al Calvario alle ore 6 ed espira alle ore 9. Questa composizione, essendo tutto l'opposto dello pseudo-Marco a cui si riferisce Papia, non può essere stata scritta che da qualcuno che l'ha ricostruita e messa in ordine dopo il 150>>. (Prosper Alfaric ex professore di teologia presso i grandi seminari di Francia, convertitosi all'ateismo).
<<Il vangelo di Marco, come tutti gli altri vangeli canonici, non sono che un'elaborazione di quella raccolta di sentenze chiamate Logia che furono tratte dalle profezie bibliche riferentesi al Messia>>. (Rendel Harris - Testimonianze - Cambridge 1920 - Quaderno del Circolo Renan, 3° trim. 1961).

Un'altra prova dimostrante ancora che il vangelo non è stato scritto da un ebreo quale era Marco, ma piuttosto da uno dei quegli esseni di origine pagana della comunità di Roma (Il vangelo di Marco fu scritto a Roma in lingua latina - Couchoud. Infra- pag.254), che si erano separati dall'essenismo per sostenere l'incarnazione di Cristo, ci viene dalla disconoscenza che costui ha della Bibbia allorché inizia il vangelo commettendo subito l'errore di attribuire l'annuncio del Messia al profeta Isaia (Mc.1,1), quando esso appartiene invece al profeta Malachia (3,1). Ma di questi errori biblici e geografici che potevano essere commessi soltanto da truffatori che ignoravano la Bibbia e la Palestina ne sono così pieni i vangeli da suscitare più pietà che disprezzo. Soltanto Adel Smith, nel suo libro “500 Errori nella Bibbia” (Ed.Alethes), ne ha contati nei 4 vangeli canonici e negli Atti degli Apostoli ben 250.
<<Non sono che insignificanti inesattezze che servono a rafforzare la fede>>, rispondono i preti quando gli si fanno rimarcare!
Un'altra osservazione interessante riguardo l'autore del secondo vangelo ci viene da Guy Fau: <<Come è possibile che sia stato Marco, l'apostolo tanto prediletto da Pietro da considerarlo come suo figlio, a scrivere questo vangelo quando egli tacendo il “ tu es Petrus” che troviamo negli altri vangeli, dimostra di ignorare che Gesù lo aveva eletto capo della Chiesa?>>.

Vangelo di Luca

Presentazione della Chiesa: << Luca, autore anche degli Atti degli Apostoli, fu un colto medico siriano convertitosi in Antiochia verso l'anno 43. Conobbe Cristo dai primi testimoni della sua vita e si preparò con accurata indagine. Luca svolge il suo lavoro su un materiale proveniente da ambiente palestinese, non escluso il contributo della stessa Madre di Gesù. Fu scritto fra il 65 e il 70>>.
L'attribuzione a Luca, apostolo vissuto nella Comunità di Gerusalemme insieme a Pietro, Giacomo, gli apostoli e la Madonna, non può essere che fantastica.
Dal momento che questo vangelo fu scritto per confutare i concetti gnostici del vangelo di Marcione, di conseguenza non può essere anteriore al 144. Per quanto la Chiesa cerchi, invocando l'autorità di Tertulliano, di dimostrare che fu Marcione ad imitare Luca, le prove che dimostrano che invece furono i redattori di Luca a ricopiare Marcione sono state ampiamente portate da Couchoud nel suo “Primi Scritti del Cristanesimo”.

a) Noi sappiamo che il vangelo di Marcione è conosciuto nel 140 da Papia mentre quello di Luca è ignorato dallo stesso Papia nel 150.

b) Il vangelo di Marcione era molto più corto di quello di Luca, e in questi casi non si accorcia mai, ma piuttosto si allunga.

c) Numerosi passi di Luca hanno un evidente carattere anti-marcioniano.


d) Per analogie di espressioni e uguaglianza di stile, tutto porta a credere che il vangelo attribuito a Luca sia stato scritto, almeno nella sua prima stesura, da Clemente, autore di una lettera ai Corinti, che è vissuto a Roma negli anni 155-165”. (Couchoud. Primi Scritti del Cristianesimo- Pgg. da 7 a 31).

Il fatto poi che, da quanto è stato dimostrato da Marcello Craveri, almeno per il 90 per cento ricopia le sentenze dei vangeli gnostici e i vari papiri datati agli anni 130-135, non è un'altra inconfutabile dimostrazione che la data attribuitagli dalla Chiesa è indiscutibilmente falsa?
Che il vangelo di Luca sia il risultato di continue sovrapposizioni che si sono susseguite per tutto il II secolo e oltre ci viene da Tatiano che nel suo Diatesserone, scritto nel 175, (libro che riuniva in un solo testo i quattro vangeli canonici), non riporta quella nascita di Gesù che fu appunto aggiunta, come nel vangelo di Matteo, soltanto tra la fine de II secolo e gl'inizi del III, cioè quando la Comunità di Roma, in seguito alle critiche degli oppositori che gli facevano rimarcare come potesse Gesù essersi incarnato se non aveva una nascita terrena, decise di farlo partorire da una donna, una donna vergine come veniva sostenuto per le divinità pagane nel Culto dei Misteri.
Un'altra prova dimostrante che la Nascita di Gesù fu aggiunta nei vangeli di Luca e di Matteo in epoca tardiva ci viene da Marcione per il fatto che di essa non fa alcuna menzione nella sua “Edizione Evangelica” che scrisse intorno al 170 per confutare i quattro vangeli.
D'altronde per comprendere quanto la nascita terrena di Gesù sia il prodotto di falsificazioni, basta rimarcare la discordanza che c'è tra quella raccontata nel vangelo di Matteo e quella riportata sul vangelo di Luca la cui veridicità di quest'ultimo viene garantita dalla Chiesa dicendo che fu la stessa madre di Cristo a raccontargliela.
Comunque una cosa è certa: la qualifica di medico che viene data a Luca dalla Chiesa e la serietà che allo stesso viene conferita nella stesura del vangelo, risultano quanto mai discutibili dalla seguente semplice analisi dei seguenti passi:

1) <<Al tempo di re Erode, re della Giudea, il Signore rese grazia al sacerdote Zaccaria rendendo fertile Elisabetta sua moglie, già avanzata nell'età. Da essa nacque un figlio che chiamarono Giovanni. (Lc.1-5).

2) Sei mesi dopo, lo stesso angelo che aveva annunciato a Zaccaria di essere diventato padre, si presenta a Maria e le comunica di essere incinta dello Spirito Santo. (Lc. 1-26).

3) Dopo sei mesi dalla nascita di Giovanni, Maria, moglie di Giuseppe, partorì Gesù a Betlemme dove era andata per via del censimento ordinato da Quirinio, Governatore della Siria>>. (Lc. 2-1).

Basta fare un semplice calcolo tra la data del concepimento e la data del parto, per renderci conto come il redattore del terzo vangelo, oltre a non aver eseguito “accurate indagini”, non era certamente neppure un medico. Sapendo che Erode, re di Giudea è morto nell'anno - 4 e che il censimento c'è stato negli anni +6 e +7, cosa esce fuori? Esce fuori che la Madonna ha avuto una gravidanza, come minimo, di undici anni. ...e ancora una volta Catilina abusa della nostra pazienza!
Finita la risata, voglio aggiungere che questa è una prova determinante per dimostrare che chi ha scritto il terzo vangelo non è stato un dotto medico siriano che ha riportato fatti veramente accaduti mentre lui era in Palestina, ma bensì un somaro pagano che s'inventò come poté tutta una storia per giustificare, attraverso una nascita terrena, l'incarnazione di Cristo.

Vangelo di Giovanni

Presentazione della Chiesa: <<L'antica tradizione ecclesiastica afferma che il IV vangelo fu scritto dall'apostolo Giovanni, il prediletto di Cristo, quando aveva raggiunto l'estrema vecchiezza nella comunità cristiana di Efeso, metropoli dell'Asia Minore. Il vangelo fu scritto verso l'anno 100 e il più antico manoscritto che lo tramanda è del 150, al massimo del 200>>. (Dalla Sacra Bibbia - Ed. C.E.I.).
Anche se basterebbe considerare che questo vangelo è uscito dopo gli altri tre, posteriori tutti al 150, per dimostrare che la data del vangelo di Giovanni non è l'anno 100 ma bensì l'anno 200 che la Chiesa gli dà come manoscritto riproducente la versione originale.
<<La data attribuita all'anno 100 al quarto vangelo è in realtà molto più tardiva se consideriamo che nessuno prima di Ireneo parla di esso verso il 190. Lo ignorano Marcione, Giustino (autore di due apologie sul cristianesimo, morto nel 165), Papia che viveva ad Efeso nello stesso periodo nel quale Giovanni avrebbe scritto il vangelo non ne fa menzione e lo ignora persino Policarpo che, secondo la Chiesa, era discepolo dello stesso Giovanni. >>. (Las Vergnas. op. cit.. pag. 37).
E ancora: << L'attribuzione di questo vangelo a un discepolo di Gesù è di per se già sufficiente a rendere inaccettabile l'autenticità dell'autore per i suoi contenuti filosofici e teologici: cosa ne poteva sapere un ignorante pescatore della Galilea della dottrina neo-platonica del Logos?
Il Vangelo è citato per la prima volta da Ireneo nel 190. Esso deve essere di poco anteriore a questa data poiché, oltre a considerare già compiuta la separazione tra i cristiani e i giudei, esprime la fusione del Cristo incarnato con il Logos di Filone e degli gnostici che si realizzò soltanto nella seconda metà del II secolo.
Il valore storico dell'opera è quindi nullo. Ma esso lo è ancora di più per la discordanza su numerosi fatti riportati sugli altri tre vangeli. Infine, altra prova determinante per stabilire la sua tardività è il suo anacronismo determinato dai numerosi inni liturgici che riporta i quali dimostrano l'esistenza di un'organizzazione di culto già in atto. (Guy Fau. op.citata. pag. 94).

E ancora più interessanti, se possiamo dire questo, sono le osservazioni di Turmel tra le quali viene confutato quel documento di “Reyland” databile al 130 che, riportando il nome di Giovanni, la Chiesa porta come prova per dimostrare che il IV vangelo fosse già esistente in questa data.
<< Un'analisi approfondita sul vangelo di Giovanni ci permette di distinguere in esso tre stratificazioni integrative successive.

a) Un racconto aneddotico della vita di Gesù, che sarebbe più vecchio di tutto il resto, possiamo trovarla nello pseudo-Giovanni dal quale viene tratto il vangelo canonico di Giovanni. Nello pseudo Giovanni infatti vengono riportati degli aneddoti sulla vita di Cristo scritti da un certo Giovanni detto il Presbitero, morto a Efeso, nel 135, il quale però non ha nulla a che vedere con il Giovanni discepolo di Gesù. Tutto fa pensare che la Chiesa si sia servita di questo Giovanni detto il Presbitero per costruire la figura di Giovanni l'evangelista>> (Turmel. Il Vangelo di Giovanni. Bolletino del Circolo Rnan, Gennaio del 1962).

b) Il prologo comportante l'identificazione del Cristo con il Logos di Filone che non era stata ancora realizzata dal nuovo cristianesimo prima del 165 come dimostra Giustino che la disconosce nelle sue due “Apologie sul Cristianesimo” scritte appunto in questa data.

c) Numerose interpolazioni romane che falsano il senso di alcuni passaggi.
Da notare infine che secondo il “Canone di Muratori”, (datato all'anno 200), risulta il IV vangelo essere un'opera collettiva redatta da una equipe di discepoli ispirati che si sono messi d'accordo per mettere tutto sotto il nome di Giovanni.
Il vangelo di Giovanni è poi così impastato di concetti tratti dalla gnosi da ritenere assurda ogni pretesa che lo ponga precedente agli anni 150-160.