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Documenti della seconda metà del II Secolo (Vangeli Canonici)
Vangelo di Matteo
<<Scritto originariamente in Aramaico da Matteo, l'apostolo
chiamato da Gesù al suo seguito distogliendolo dalla
professione di esattore delle imposte, fu pubblicato tra il
40 e il 50>>. (Dalla Sacra Bibbia - ed. C.E.I.).
La falsità della data attribuita dalla Chiesa al vangelo
di Matteo ci viene incontestabilmente confermata da quel passo
nel quale Gesù minaccia gli Ebrei di aver ucciso Zaccaria,
figlio di Baracchia, che così recita: <<...perché
ricada su di voi (Ebrei) tutto il sangue innocente versato
sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue
di Zaccaria, figlio di Baracchia, che avete ucciso tra il
santuario e l'altare>>. (Mt. 23,35).
Sapendo da Giuseppe Flavio che l'assassinio di questo Zaccaria
avvenne nel 67, cos'altro si può dedurre, oltre a rimarcare
l'ignoranza di coloro che fanno recitare a Gesù, morto
nel 33, un fatto che non poteva assolutamente conoscere, che
la data in cui fu scritto il vangelo di Matteo non è
quella del 40-50 attribuitagli dalla Chiesa ma bensì
posteriore all'anno 67?
<<Basterebbe soltanto questo riscontro storico per dimostrare
che i vangeli, oltre che ad essere stati scritti molto tempo
dopo l'epoca ad essi assegnata, furono compilati senza il
rispetto delle verità storiche da autori che, pur di
costruire la figura di Cristo, gli misero sulla bocca parole
assurde senza dubitare che avrebbero tradito, in un'epoca
di minore credulità, la loro impostura e le loro invenzioni>>.
(E.Bossi. Gesù Cristo non è mai esistito- Ed.
La Fiaccola. pag. 99).
Dunque, dimostrato che la data attribuita dalla Chiesa è
falsa, quando fu scritto in realtà il vangelo canonico
di Matteo? Sapendo che gli fu attribuito intestato libricino
databile, come abbiamo visto, tra il 135 e il 150 (vedi cap.
precedente - Documenti della prima metà del II sec.
“Pseudo vangeli di Marco e di Matteo”), ci verrebbe
spontaneo di rispondere che fu scritto in questo periodo,
se non considerassimo che Papia lo definì come una
semplice raccolta di sentenze: <<Matteo riunì
in aramaico alcune sentenze del Signore che ciascuno le tradusse
come poteva>>.
Siccome il vangelo di Marco non può essere quello a
cui si riferisce Papia perché è tutt'altro che
una raccolta di sentenze ma una vera e propria biografia di
Gesù, cos'altro si può dedurre se non che il
canonico sia una riproduzione ampliata dello pseudo Marco
e quindi posteriore al 150? Deduzione che ci viene confermata
anche dal passo in esso contenuto che attribuisce a Pietro
il primato sulla Chiesa che per quasi tutta la metà
del secondo era stato invece riservato a Giacomo.
<<E ancora un'altra prova confermante la sua datazione
posteriore al 150 ci viene dal passo “Tu es Petrus”
che poteva essere stato scritto soltanto dopo che la Chiesa
prese la decisione di togliere a Giacomo il primato sulla
comunità di Gerusalemme, che tutti i documenti precedenti
al 150 gli attribuivano, per passarlo a Pietro>> (Guy
Fau. pag.92).
E ancora:
<< Il “Tu es Petrus” non può essere
stato aggiunto nel vangelo di Matteo che dopo il 180 dal momento
che è ancora ignorato da Ireneo in questa data >>
(Las Vergnas- op. cit. pag.41).
Dunque è chiaro che il vangelo canonico attribuito
a Matteo, essendo un ampliamento del libricino che era stato
scritto tra il 135 e il 150, è stato redatto nella
seconda metà del II secolo da falsari che non potevano
essere stati testimoni di un Gesù dichiarato morto
nell'anno trentatré.
Vangelo di Marco
Presentazione della Chiesa: <<Marco, collaboratore di
Pietro, che lo predilesse tanto da chiamarlo “suo figlio”,
lo scrisse intorno al 65 per i fedeli di origine pagana; secondo
la tradizione, per i cristiani di Roma>>. (C.E.I.).
Anche se tutti gli esegeti sono d'accordo a ritenere che il
vangelo di Marco sia uscito prima di quello di Matteo per
la ragione che quest'ultimo lo ricopia in numerosi passi,
esso è comunque da collocarsi ad una data posteriore
al 150 per gli stessi motivi che sono stati portati per il
vangelo di Matteo: il redattore è a conoscenza della
disfatta di bar Kocheba (135) e Papia, vescovo di Geropoli
verso il 150, dimostra di conoscerlo allorché lo qualifica
come una raccolta di reminiscenze riportate senza alcun ordine
cronologico: <<Marco, interprete di Pietro, redasse
esattamente ma senza ordine ciò che ricordava delle
parole del Signore>>.
Basterebbe soffermaci su questa definizione di Papia per determinare
la tardività del vangelo di Marco. Cos'altro si può
dedurre da essa se non che il vangelo dichiarato canonico
dalla Chiesa sia una derivazione dello pseudo-Marco, dal momento
che esso, oltre che a riportare una biografia di Gesù,
risulta anche essere il più ordinato di tutti i vangeli?
<<Il vangelo a cui si riferisce Papia dichiarandolo
una raccolta di sentenze riportate senza alcun ordine non
può essere quello che la Chiesa ci propone, perché
nessuno dei vangeli ha un piano più coerente e studiato
di quello di Marco>> (Goguel - Intr. al Nuovo Vangelo).
<<Il vangelo di Marco è così ordinato
che le sue parti, ben distinte fra loro, sono a loro volta
divise per tre o in multipli di tre; Gesù è
oltraggiato alle ore 3, condotto al Calvario alle ore 6 ed
espira alle ore 9. Questa composizione, essendo tutto l'opposto
dello pseudo-Marco a cui si riferisce Papia, non può
essere stata scritta che da qualcuno che l'ha ricostruita
e messa in ordine dopo il 150>>. (Prosper Alfaric ex
professore di teologia presso i grandi seminari di Francia,
convertitosi all'ateismo).
<<Il vangelo di Marco, come tutti gli altri vangeli
canonici, non sono che un'elaborazione di quella raccolta
di sentenze chiamate Logia che furono tratte dalle profezie
bibliche riferentesi al Messia>>. (Rendel Harris - Testimonianze
- Cambridge 1920 - Quaderno del Circolo Renan, 3° trim.
1961).
Un'altra prova dimostrante ancora che il vangelo non è
stato scritto da un ebreo quale era Marco, ma piuttosto da
uno dei quegli esseni di origine pagana della comunità
di Roma (Il vangelo di Marco fu scritto a Roma in lingua latina
- Couchoud. Infra- pag.254), che si erano separati dall'essenismo
per sostenere l'incarnazione di Cristo, ci viene dalla disconoscenza
che costui ha della Bibbia allorché inizia il vangelo
commettendo subito l'errore di attribuire l'annuncio del Messia
al profeta Isaia (Mc.1,1), quando esso appartiene invece al
profeta Malachia (3,1). Ma di questi errori biblici e geografici
che potevano essere commessi soltanto da truffatori che ignoravano
la Bibbia e la Palestina ne sono così pieni i vangeli
da suscitare più pietà che disprezzo. Soltanto
Adel Smith, nel suo libro “500 Errori nella Bibbia”
(Ed.Alethes), ne ha contati nei 4 vangeli canonici e negli
Atti degli Apostoli ben 250.
<<Non sono che insignificanti inesattezze che servono
a rafforzare la fede>>, rispondono i preti quando gli
si fanno rimarcare!
Un'altra osservazione interessante riguardo l'autore del secondo
vangelo ci viene da Guy Fau: <<Come è possibile
che sia stato Marco, l'apostolo tanto prediletto da Pietro
da considerarlo come suo figlio, a scrivere questo vangelo
quando egli tacendo il “ tu es Petrus” che troviamo
negli altri vangeli, dimostra di ignorare che Gesù
lo aveva eletto capo della Chiesa?>>.
Vangelo di Luca
Presentazione della Chiesa: << Luca, autore anche degli
Atti degli Apostoli, fu un colto medico siriano convertitosi
in Antiochia verso l'anno 43. Conobbe Cristo dai primi testimoni
della sua vita e si preparò con accurata indagine.
Luca svolge il suo lavoro su un materiale proveniente da ambiente
palestinese, non escluso il contributo della stessa Madre
di Gesù. Fu scritto fra il 65 e il 70>>.
L'attribuzione a Luca, apostolo vissuto nella Comunità
di Gerusalemme insieme a Pietro, Giacomo, gli apostoli e la
Madonna, non può essere che fantastica.
Dal momento che questo vangelo fu scritto per confutare i
concetti gnostici del vangelo di Marcione, di conseguenza
non può essere anteriore al 144. Per quanto la Chiesa
cerchi, invocando l'autorità di Tertulliano, di dimostrare
che fu Marcione ad imitare Luca, le prove che dimostrano che
invece furono i redattori di Luca a ricopiare Marcione sono
state ampiamente portate da Couchoud nel suo “Primi
Scritti del Cristanesimo”.
a) Noi sappiamo che il vangelo di Marcione è conosciuto nel 140 da Papia mentre quello di Luca è ignorato dallo stesso Papia nel 150.
b) Il vangelo di Marcione era molto più corto di quello di Luca, e in questi casi non si accorcia mai, ma piuttosto si allunga.
c) Numerosi passi di Luca hanno un evidente carattere anti-marcioniano.
d) Per analogie di espressioni e uguaglianza di stile, tutto
porta a credere che il vangelo attribuito a Luca sia stato
scritto, almeno nella sua prima stesura, da Clemente, autore
di una lettera ai Corinti, che è vissuto a Roma negli
anni 155-165”. (Couchoud. Primi Scritti del Cristianesimo-
Pgg. da 7 a 31).
Il fatto poi che, da quanto è stato dimostrato da Marcello
Craveri, almeno per il 90 per cento ricopia le sentenze dei
vangeli gnostici e i vari papiri datati agli anni 130-135,
non è un'altra inconfutabile dimostrazione che la data
attribuitagli dalla Chiesa è indiscutibilmente falsa?
Che il vangelo di Luca sia il risultato di continue sovrapposizioni
che si sono susseguite per tutto il II secolo e oltre ci viene
da Tatiano che nel suo Diatesserone, scritto nel 175, (libro
che riuniva in un solo testo i quattro vangeli canonici),
non riporta quella nascita di Gesù che fu appunto aggiunta,
come nel vangelo di Matteo, soltanto tra la fine de II secolo
e gl'inizi del III, cioè quando la Comunità
di Roma, in seguito alle critiche degli oppositori che gli
facevano rimarcare come potesse Gesù essersi incarnato
se non aveva una nascita terrena, decise di farlo partorire
da una donna, una donna vergine come veniva sostenuto per
le divinità pagane nel Culto dei Misteri.
Un'altra prova dimostrante che la Nascita di Gesù fu
aggiunta nei vangeli di Luca e di Matteo in epoca tardiva
ci viene da Marcione per il fatto che di essa non fa alcuna
menzione nella sua “Edizione Evangelica” che scrisse
intorno al 170 per confutare i quattro vangeli.
D'altronde per comprendere quanto la nascita terrena di Gesù
sia il prodotto di falsificazioni, basta rimarcare la discordanza
che c'è tra quella raccontata nel vangelo di Matteo
e quella riportata sul vangelo di Luca la cui veridicità
di quest'ultimo viene garantita dalla Chiesa dicendo che fu
la stessa madre di Cristo a raccontargliela.
Comunque una cosa è certa: la qualifica di medico che
viene data a Luca dalla Chiesa e la serietà che allo
stesso viene conferita nella stesura del vangelo, risultano
quanto mai discutibili dalla seguente semplice analisi dei
seguenti passi:
1) <<Al tempo di re Erode, re della Giudea, il Signore rese grazia al sacerdote Zaccaria rendendo fertile Elisabetta sua moglie, già avanzata nell'età. Da essa nacque un figlio che chiamarono Giovanni. (Lc.1-5).
2) Sei mesi dopo, lo stesso angelo che aveva annunciato a Zaccaria di essere diventato padre, si presenta a Maria e le comunica di essere incinta dello Spirito Santo. (Lc. 1-26).
3) Dopo sei mesi dalla nascita di Giovanni, Maria, moglie di Giuseppe, partorì Gesù a Betlemme dove era andata per via del censimento ordinato da Quirinio, Governatore della Siria>>. (Lc. 2-1).
Basta fare un semplice calcolo tra la data del concepimento
e la data del parto, per renderci conto come il redattore
del terzo vangelo, oltre a non aver eseguito “accurate
indagini”, non era certamente neppure un medico. Sapendo
che Erode, re di Giudea è morto nell'anno - 4 e che
il censimento c'è stato negli anni +6 e +7, cosa esce
fuori? Esce fuori che la Madonna ha avuto una gravidanza,
come minimo, di undici anni. ...e ancora una volta Catilina
abusa della nostra pazienza!
Finita la risata, voglio aggiungere che questa è una
prova determinante per dimostrare che chi ha scritto il terzo
vangelo non è stato un dotto medico siriano che ha
riportato fatti veramente accaduti mentre lui era in Palestina,
ma bensì un somaro pagano che s'inventò come
poté tutta una storia per giustificare, attraverso
una nascita terrena, l'incarnazione di Cristo.
Vangelo di Giovanni
Presentazione della Chiesa: <<L'antica tradizione ecclesiastica
afferma che il IV vangelo fu scritto dall'apostolo Giovanni,
il prediletto di Cristo, quando aveva raggiunto l'estrema
vecchiezza nella comunità cristiana di Efeso, metropoli
dell'Asia Minore. Il vangelo fu scritto verso l'anno 100 e
il più antico manoscritto che lo tramanda è
del 150, al massimo del 200>>. (Dalla Sacra Bibbia -
Ed. C.E.I.).
Anche se basterebbe considerare che questo vangelo è
uscito dopo gli altri tre, posteriori tutti al 150, per dimostrare
che la data del vangelo di Giovanni non è l'anno 100
ma bensì l'anno 200 che la Chiesa gli dà come
manoscritto riproducente la versione originale.
<<La data attribuita all'anno 100 al quarto vangelo
è in realtà molto più tardiva se consideriamo
che nessuno prima di Ireneo parla di esso verso il 190. Lo
ignorano Marcione, Giustino (autore di due apologie sul cristianesimo,
morto nel 165), Papia che viveva ad Efeso nello stesso periodo
nel quale Giovanni avrebbe scritto il vangelo non ne fa menzione
e lo ignora persino Policarpo che, secondo la Chiesa, era
discepolo dello stesso Giovanni. >>. (Las Vergnas. op.
cit.. pag. 37).
E ancora: << L'attribuzione di questo vangelo a un discepolo
di Gesù è di per se già sufficiente a
rendere inaccettabile l'autenticità dell'autore per
i suoi contenuti filosofici e teologici: cosa ne poteva sapere
un ignorante pescatore della Galilea della dottrina neo-platonica
del Logos?
Il Vangelo è citato per la prima volta da Ireneo nel
190. Esso deve essere di poco anteriore a questa data poiché,
oltre a considerare già compiuta la separazione tra
i cristiani e i giudei, esprime la fusione del Cristo incarnato
con il Logos di Filone e degli gnostici che si realizzò
soltanto nella seconda metà del II secolo.
Il valore storico dell'opera è quindi nullo. Ma esso
lo è ancora di più per la discordanza su numerosi
fatti riportati sugli altri tre vangeli. Infine, altra prova
determinante per stabilire la sua tardività è
il suo anacronismo determinato dai numerosi inni liturgici
che riporta i quali dimostrano l'esistenza di un'organizzazione
di culto già in atto. (Guy Fau. op.citata. pag. 94).
E ancora più interessanti, se possiamo dire questo,
sono le osservazioni di Turmel tra le quali viene confutato
quel documento di “Reyland” databile al 130 che,
riportando il nome di Giovanni, la Chiesa porta come prova
per dimostrare che il IV vangelo fosse già esistente
in questa data.
<< Un'analisi approfondita sul vangelo di Giovanni ci
permette di distinguere in esso tre stratificazioni integrative
successive.
a) Un racconto aneddotico della vita di Gesù, che sarebbe più vecchio di tutto il resto, possiamo trovarla nello pseudo-Giovanni dal quale viene tratto il vangelo canonico di Giovanni. Nello pseudo Giovanni infatti vengono riportati degli aneddoti sulla vita di Cristo scritti da un certo Giovanni detto il Presbitero, morto a Efeso, nel 135, il quale però non ha nulla a che vedere con il Giovanni discepolo di Gesù. Tutto fa pensare che la Chiesa si sia servita di questo Giovanni detto il Presbitero per costruire la figura di Giovanni l'evangelista>> (Turmel. Il Vangelo di Giovanni. Bolletino del Circolo Rnan, Gennaio del 1962).
b) Il prologo comportante l'identificazione del Cristo con il Logos di Filone che non era stata ancora realizzata dal nuovo cristianesimo prima del 165 come dimostra Giustino che la disconosce nelle sue due “Apologie sul Cristianesimo” scritte appunto in questa data.
c) Numerose interpolazioni romane che falsano il senso di
alcuni passaggi.
Da notare infine che secondo il “Canone di Muratori”,
(datato all'anno 200), risulta il IV vangelo essere un'opera
collettiva redatta da una equipe di discepoli ispirati che
si sono messi d'accordo per mettere tutto sotto il nome di
Giovanni.
Il vangelo di Giovanni è poi così impastato
di concetti tratti dalla gnosi da ritenere assurda ogni pretesa
che lo ponga precedente agli anni 150-160.